La Food & Drugs Administration, il corrispondente americano della nostra Agenzia del Farmaco, ha approvato l’utilizzo di un’app a scopo diagnostico pensata per i device portatili di Cupertino. Il software, chiamato MIM, permetterà ai medici di visualizzare immagini su iPad, iPod Touch e iPhone e di fornire, così, un responso a distanza ai propri pazienti.
La FDA, tuttavia, ha voluto imporre anche delle limitazioni d’uso. Con MIM, infatti, i medici potranno avere accesso alle immagini degli esami meno determinanti, quali innocue ecografie o la versione digitale dei prelievi di routine, mentre proibito sarà l’utilizzo per effettuare una diagnosi su lastre a raggi X o mammografie. L’app infatti, è riservata alla segnalazione di problemi di salute leggeri o transitori, mentre per questioni più serie è obbligo la presenza fisica di un professionista.
Una volta installata su un device Apple, l’app sarà in grado di downlodare le immagini inviate dai pazienti e, dopo averle confrontate con un database, di fornire al medico un suggerimento su possibili patologie rilevate. Lo specialista, inoltre, potrà mandarle a sua volta ad altri colleghi per un controllo incrociato e, infine, inviare al paziente un responso.
In genere, l’agenzia del farmaco statunitense è molto restia ad approvare l’utilizzo di software a scopo diagnostico, soprattutto quando si incentiva un rapporto troppo distante tra medico e malato. Questa volta, però, sono state riconosciute le potenzialità dell’applicazione che, unita alla stabilità e all’affidabilità dei prodotti Apple, renderebbe molto veloci i consulti per problemi minori che creano inutile sovraffollamento nelle strutture di cura.
Allo stesso tempo, però, in Rete iniziano a sollevarsi le prime preoccupazioni verso MIM, perché l’applicazione renderebbe poco umano il rapporto professionale degli specialisti sacrificando il ruolo di consolazione dell’interazione faccia a faccia.
Chissà se un simile strumento diagnostico verrà introdotto anche in Italia. Nel frattempo, il nostro Paese già si distingue per alcuni esperimenti d’uso di iPad fra le corsie d’ospedale, come è avvenuto di recente al Policlinico Gemelli.