Nella serata di ieri c’è stato un giallo attorno alla figura di Felipe Melo, calciatore della Juventus, il quale ha improvvisamente chiuso la propria pagina Facebook e che ora rischia una squalifica a causa non di un calcio, non di una reazione, non di un tackle scomposto, ma a causa di un aggiornamento di stato. Ed il questo caso il giallo diventerebbe un rosso, se non fosse per un ulteriore colpo di scena che va a complicare ulteriormente la vicenda.
La vicenda inizia alle ore 21.14 quando, al 34esimo minuto di gioco della partita Palermo-Juventus (terminata con il risultato di 2-1 a favore dei padroni di casa), l’arbitro Morganti non vede un evidente fallo di mano di Bovo in area: il sacrosanto rigore non è stato concesso e la squadra bianconera è andata su tutte le furie. Al termine della partita la società ha imposto a tutti i giocatori il silenzio stampa e la sensazione era quella per cui ogni polemica ulteriore sarebbe stata spostata al giorno successivo, con le immagini da Vinovo dei volti scuri della formazione torinese. Ma il silenzio è stato improvvisamente rotto online già nei minuti immediatamente successivi al termine della partita poiché sul profilo Facebook del giocatore Felipe Melo è comparso un esplicito “Morgati bandido!“.
A questo punto è necessario un ulteriore passo indietro: per un episodio del tutto simile il giocatore del Liverpool Ryan Babel ha ricevuto una ammenda per aver pubblicato su Twitter l’immagine dell’arbitro Howard Webb con la maglia del Mancherster United, il tutto in tono polemico al termine di una partita mal condotta dal direttore di gara. Alla luce di quanto accaduto in Inghilterra, per Falipe Melo potrebbe pertanto profilarsi una squalifica o una paritetica ammenda, ma un elemento ulteriore si inserisce in tarda serata nella vicenda. E nasce tutto da una telefonata in diretta alla trasmissione Mediaset ControCampo.
Il Responsabile per la Comunicazione della Juventus, Claudio Albanese, spiega infatti in diretta che Felipe Melo non sarebbe in alcun modo responsabile per il messaggio caricato sul suo profilo. Anzi: la società bianconera difende il proprio giocatore spiegando che il suo account Messenger sarebbe stato violato e tramite il software sarebbe stato caricato su Facebook l’aggiornamento di stato incriminato. Felipe Melo, insomma, nega completamente ogni addebito: la pagina Facebook è stata istantaneamente chiusa, ma gli screenshot del messaggio erano ormai replicati su blog e forum testimoniando l’accaduto.
L’evidenza dei fatti sarà ora presumibilmente sottoposta al giudizio di una commissione giudicante, la quale avrà una strana gatta da pelare. I giocatori debbono essere responsabili per i loro aggiornamenti sui social network? In tal caso è accettabile lo scaricabarile su di un ipotetico cracker che potrebbe aver preso possesso dell’account per inviare il messaggio al posto del legittimo titolare? I tabulati di login di Messenger potrebbero in tal senso essere utili per chiarire la vicenda e scaricare il giocatore dalle responsabilità?
Il lento imporsi dei social network sulla Rete ha determinato già non pochi problemi al mondo del pallone. Le società di primo livello tendono a regolamentare il rapporto dei giocatori con i loro fans, prevedendo da contratto i limiti e le possibilità a cui attenersi. In questo caso, se l’ipotesi cracker fosse smentita, Felipe Melo non avrebbe anzitutto seguito la richiesta di silenzio stampa imposta dalla società, ma l’accusa diretta all’arbitro Morganti sarebbe il capo d’accusa peggiore nei suoi confronti.
L’eventuale cartellino rosso, insomma, dipende dal modo in cui la commissione giudicante deciderà di interpretare Facebook, un aggiornamento di stato, le responsabilità su di un account e le conseguenze di una eventuale violazione esterna. In ogni caso per la giustizia sportiva italiana sarà questo un importante precedente.