Io che scrivo questo articolo consumo energia. Tu che lo leggi consumi energia. I server che lo ospitano e fanno da tramite consumano energia. È inevitabile. Persino un’azione ormai quotidiana e apparentemente scontata come la navigazione in Rete ha un costo, anche in termini di impatto ambientale: computer e dispositivi vanno alimentati e questa energia qualcuno la deve produrre, trasformare, trasportare.
Le modalità di generazione sono variate nel corso degli ultimi decenni, grazie in primo luogo allo sviluppo di soluzioni capaci di sfruttare fonti pulite e rinnovabili, come il sole o il vento. Un percorso iniziato, ma ancora lungo, non privo di ostacoli. Se ne parla in questi giorni al Festival dell’Energia 2016, in scena a Milano dal 12 al 14 maggio. Un’occasione per confrontarsi su tutto ciò che riguarda le metodologie di approvvigionamento, distribuzione e utilizzo. Un palco su cui discutere di come l’innovazione possa offrire nuovi sbocchi e prospettive, anche sulla base dell’esperienza acquisita dagli errori passati. Non a caso lo slogan dell’evento è “L’energia spiegata”.
Un tema ricorrente tra i relatori è quello dell’efficienza energetica. Un concetto articolato, che si rischia talvolta di voler forzatamente semplificare: non si tratta solo di sostituire i punti luce tradizionali con quelli LED, né di incentivare privati e realtà imprenditoriali ad adottare soluzioni a basso consumo. Si tratta innanzitutto di mettere in atto una rivoluzione culturale, a tutti i livelli. L’utente finale è chiamato ad assumere consapevolezza che anche i singoli gesti e le abitudini di ogni giorno hanno un impatto diretto sull’intero ecosistema, le aziende a modificare la propria prospettiva e capire perché conviene investire in progetti a lungo termine. L’abbrivio iniziale può però giungere solo dalle istituzioni, troppo spesso eccessivamente conservative quando si tratta di supportare l’innovazione. Talvolta addirittura accusabili di resistenza passiva.
I sistemi per lo stoccaggio dell’energia potranno favorire una produzione locale, cosicché il consumatore sia in grado di assumere un ruolo attivo installando nella propria abitazione impianti come quelli fotovoltaici (diventando di fatto un prosumer), la trasformazione delle città in smart city consentirà di gestire in maniera ottimizzata e razionale le risorse, la rivoluzione elettrica del settore automotive a ridurre le emissioni nocive in ambito urbano. A tutto questo si aggiungano il potenziale innovativo della Internet of Things e l’automazione degli aspetti domestici nelle smart home per capire come, ogni singola azione che consuma energia, potrà essere rivista e migliorata.
Il cambiamento in atto non si limita alla filiera che va dalla centrale all’utilizzatore finale, ma è di respiro più ampio. Arriverà inevitabilmente a interessare tutti, passando da gesti quotidiani come scrivere o leggere un articolo online.