FTTH, Fiber to the Home. Ovvero: la fibra ottica che entra direttamente in casa, portando un quantitativo di banda oggi impensabile con le tecnologie in uso, soprattutto in Italia. Eppure proprio l’Italia era tra i paesi che più stavano investendo in questo settore, con alcuni casi di spicco che però hanno fatto più fumo che non arrosto. Ed è così che il nostro paese si trova di fronte ad un nuovo passo indietro, anche in un ambito elitario che l’Italia poteva usare come vessillo di incoraggiamento di fronte ad una connettività sempre più stagnante.
Le cifre giungono dal Fibre-To-The-Home Council Europe e sono state rese pubbliche in occasione del Broadband World Forum di Parigi (i numeri saranno quindi approfonditi in occasione della conferenza sulla FTTH che si terrà il 24/25 Febbraio a Lisbona): «La Svezia conduce la classifica dei primi 10 utilizzatori di servizi FTTH con una diffusione superiore al 10%, seguita da Norvegia, Slovenia, Andorra, Danimarca, Islanda, Lituania, Paesi Bassi, Slovacchia e Finlandia. […] Svezia, Norvegia e Slovenia si mantengono ben salde nelle prime tre posizioni, mentre la nuova arrivata Slovenia prende il posto dell’Italia, che lascia l’elenco delle prime 10. […] Grandi paesi quali Francia, Germania e Regno Unito non risultano ancora presenti in classifica».
La decima posizione è occupata da un paese che gode di una percentuale del 2.4% di diffusione della FTTH. Trattasi ovviamente di un dato relativo, rispecchiante tanto i numeri generali quanto il grado di innovazione raggiunto. La fibra presso l’abitazione è infatti qualcosa che va oltre i termini medi della connettività odierna e rappresenta il limite estremo sul quale si andrà a misurare non solo la banda larga, ma anche il digital divide di domani. In Italia trattasi di una tecnologia in fase di sperimentazione in zone limitate ed è stata una delle ipotesi lanciate da Francesco Caio nel momento in cui ha depositato il proprio rapporto sullo stato della connettività nel paese. Secondo Thomas Kallstenius, Presidente del Comitato Marketing Intelligence (MIC) del Consiglio FTTH per l’Europa, «La classifica dimostra chiaramente che la Scandinavia e le realtà economiche minori del continente mantengono una posizione dominante nell’elenco».
Il lavoro di analisi sull’estensione dell’FTTH in Europa sembra avere un motivo preciso: dimostrare, numeri alla mano, il vantaggio e la sostenibilità della più avanzata delle tecnologie di connettività oggi ipotizzabili per le abitazioni private: «Questo ambizioso programma di ricerca si inquadra nel nostro costante impegno volto a dimostrare la sostenibilità della tecnologia FTTH. Tutti i partecipanti alla Conferenza FTTH di Lisbona avranno la possibilità di ascoltare direttamente e nel dettaglio i risultati di questo eccezionale studio prima che vengano annunciati al mondo». La chimera dell’FTTH, però, deve fare i conti con una realtà che nel nostro paese vede ad esempio ancora necessario un modem 56k per poter accedere alla rete da talune zone ove la fibra ancora non arriva nemmeno alla centralina da cui parte il famigerato ultimo miglio.
Per il futuro un obiettivo è già fissato: entro il 2012 ci si attendono 13 milioni di utenze in tutta europa. Per i fortunati il servizio si baserà su una banda di circa 100 megabit al secondo.