La Federazione Italiana Editori Giornali ha trovato una sponda su cui far leva e non intende mollare la presa: con una dichiarazione pubblica scatta così una presa di posizione forte che la FIEG intende portare fino al TAR del Lazio. L’obiettivo è chiaro: mettere ulteriore pressione su Google, aggiungendo così linfa alla precedente iniziativa già portata avanti dall’AGCOM.
«Rendere esplicito quello che finora risulta oscuro, superando il paradosso della Rete tra trasparenza dichiarata e opacità praticata da Google»: con queste parole la FIEG esplicita le proprie finalità in modo trasparente circa «l’obbligo di rendere pubblici i dati del fatturato pubblicitario realizzato in Italia». Secondo la FIEG è questo un elemento chiave, poiché significa poter finalmente misurare Google, pesarne l’ingombro di mercato e renderne tangibile la presenza economica nel nostro paese (a svantaggio di altre realtà che si sentono depredate nel mercato costruito fin qui operando nei rispettivi ambiti).
La battaglia della FIEG è ovviamente ben più profonda di questo semplice ricorso, ma l’appoggio all’AGCOM fa parte di una precisa strategia di più ampio respiro volta all’emersione del mercato che Google nasconde dietro la segretezza dei propri meccanismi tecnologici ed economici.
A giudizio degli editori italiani appare assurda la pretesa di Google di non essere inclusa tra i soggetti obbligati a comunicare i propri ricavi pubblicitari all’autorità di settore, sottraendosi così al complesso delle regole poste dal legislatore nazionale e comunitario a tutela della concorrenza e a presidio del pluralismo informativo.
Per questo motivo, quindi, «Un soggetto che detiene in Europa oltre il 90% del mercato del search e che in Italia raccoglie – secondo stime – oltre un miliardo di ricavi pubblicitari non può comportarsi come se non esistesse».