Il settore della stampa si sta riprendendo. Lo schiaffo del 2009 è stato assorbito ed ora il comparto sembra aver trovato un suo nuovo equilibrio: frenato il rallentamento, e tagliati i costi, i bilanci sono tornati ad avere un baricentro accettabile. Tuttavia, lamenta la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), sono ancora molte le cose di cui occuparsi per tornare a dare un futuro al settore. Ed il Web è al centro di tutto ciò.
In questa fase di transizione sono molti gli editori che hanno iniziato ad investire copiosamente nel Web alla ricerca di uno sbocco di monetizzazione. Secondo le FIEG «sono indicativi i risultati delle rilevazioni sull’utenza di internet che evidenziano una crescita dei visitatori dei siti web dei quotidiani oggettivamente rilevante. A dicembre del 2010 gli utenti unici in un giorno medio di tali siti sono cresciuti del 37% rispetto allo stesso mese del 2009, mentre gli utenti complessivi attivi sul web nel giorno medio sono aumentati in misura di gran lunga inferiore (+15,3%)». Il successo non è quindi legato soltanto al fatto che aumenta l’utenza sul Web, ma i riscontri vanno oggettivamente accreditabili agli investimenti effettuati: «La percentuale di utenti unici di siti di quotidiani sull’utenza complessiva è così salita in un anno dal 38,3 al 45.4%».
Il crollo della pubblicità ha salvaguardato i ritorni di un settore soltanto: Internet. Ed è pertanto ora in questa direzione che la stampa sta guardando investendo tanto sui siti Web quanto sul mobile in virtù della forte espansione che la dimensione digitale dell’informazione sta dimostrando.
La riduzione dei costi, l’intraprendenza negli investimenti, la trasformazione della filiera produttiva dei contenuti: tutto ciò è da addebitarsi all’imprenditoria del comparto, la quale chiede però ora anche un supporto. La FIEG puntualizza il punto di vista del settore, chiedendo così a chi opera nelle sale dei bottoni di intervenire:
Le possibilità di crescita ci sono, ma il nodo da sciogliere è quello legato all’ambiente in
cui le imprese operano. L’ambiente dovrebbe trasmettere fiducia e slancio all’azione degli editori, superando la riluttanza a investire nelle attività tradizionali e in quelle nuove. Su questo piano si avvertono le carenze di un impianto legislativo che governa il settore del tutto inadeguato a proteggere i contenuti editoriali dal saccheggio che quotidianamente viene perpetrato a danno di chi li produce investendo risorse umane e materiali. La difesa della proprietà dei contenuti è un obiettivo prioritario che va perseguito introducendo quelle salvaguardie che l’attuale disciplina sul diritto d’autore non prevede».