Una corte federale statunitense ha ordinato al servizio di file-sharing Madster di
spegnere i propri server. La decisione fa seguito ad un’ingiunzione
preliminare del 30 ottobre scorso nella quale il giudice distrettuale
Marvin Aspen aveva accusato Madster di violazione del copyright su
larga scala.
Nell’ordinanza emessa ieri, il giudice Aspen ha evidenziato che Madster continua a violare il diritto d’autore
nonostante il precedente richiamo ed ha spiegato che le case
discografiche avrebbero «continuato a subire un danno irreparabile»
senza l’intervento della corte. L’ordinanza, che di fatto significa per
Madster la cessazione almeno temporanea delle attività, sarà effettiva
dal 22 dicembre, salvo una nuova decisione del giudice.
Madster era nato col nome di Aimster
poco dopo Napster e non aveva avuto vita facile fin dall’inizio. America
Online aveva ravvisato nel nome del servizio una violazione del suo
marchio (AIM è acronimo di AOL Instant Messenger) e l’aveva costretto a
cambiarlo. Già a marzo, azzoppato dai guai legali, aveva dichiarato
fallimento, provocando la migrazione in massa dei propri utenti verso
altri servizi