FIMI sul piede di guerra contro il bollino SIAE

La Federazione Industria Musicale Italiana ha bocciato senza mezze misure l'obbligo di apposizione del contrassegno SIAE sulle opere intellettuali. Secondo la FIMI, tale pratica sarebbe lesiva del libero mercato e in aperta contraddizione con le norme UE
FIMI sul piede di guerra contro il bollino SIAE
La Federazione Industria Musicale Italiana ha bocciato senza mezze misure l'obbligo di apposizione del contrassegno SIAE sulle opere intellettuali. Secondo la FIMI, tale pratica sarebbe lesiva del libero mercato e in aperta contraddizione con le norme UE

L’obbligo del contrassegno SIAE deve essere definitivamente eliminato dall’ordinamento italiano. A sostenere fermamente questo assunto non è una delle tante organizzazioni per la circolazione libera del sapere, ma la Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), che ha da poco espresso in una audizione [pdf] presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali la propria visione sul famigerato bollino obbligatorio sul diritto d’autore. Una presa di posizione forte, che potrebbe costituire l’inizio di un nuovo corso sul fronte del copyright in Italia.

Secondo la FIMI, la pratica del contrassegno obbligatorio imposto dalla SIAE non sarebbe in linea con l’attuale ordinamento della Unione Europea, poiché «in contrasto con i principi fondamentali del diritto d’autore e della proprietà intellettuale, nonché con una corretta politica amministrativa in materia di riconoscimento e tutela dei diritti di proprietà intellettuale». Inoltre, il bollino violerebbe i principi basilari del diritto penale italiano e quanto sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Per la FIMI, inoltre, il contrassegno SIAE violerebbe i principi stabiliti dalla Unione Europea per la libera circolazione delle merci nel Mercato Unico, sfavorendo le opere italiane nei confronti della concorrenza degli altri paesi. Infine, il sistema previsto da SIAE costituirebbe «uno strumento tecnicamente superato e non più in grado di contrastare la sempre più sviluppata pirateria digitale dematerializzata ponendosi invece come ingiustificata misura amministrativa ed economicamente rilevante per le imprese che producono contenuti multimediali».

Una bocciatura senza possibilità di appello e, secondo FIMI, sostenuta anche dalle istituzioni europee, ancora in attesa di chiarimenti sulle procedure adottate in Italia per l’utilizzo obbligatorio del contrassegno SIAE: «Secondo la Commissione, il contrassegno SIAE è un sistema di certificazione del tutto unico nel contesto europeo. Il fatto che un prodotto, come un CD, non riporti il contrassegno SIAE non prova che i compensi per diritto d’autore non siano stati pagati, dal momento che questi possono essere stati versati in un altro Stato membro. Non è neppure chiaro se la SIAE possa effettivamente verificare che i diritti dovuti sono stati pagati in altri Stati membri, o che abbia l’autorità per farlo. La Commissione ha pertanto posto in dubbio la opportunità,
l’efficacia e la proporzionalità di un sistema di contrassegnatura puramente nazionale. Inoltre, alla luce della circostanza che i prodotti contenenti opere dell’ingegno circolano liberamente nel mercato europeo dopo essere stati legittimamente posti in commercio dal titolare del diritto o con il suo consenso».

Stando alle dichiarazioni della FIMI, la Commissione Europea avrebbe sollevato numerosi dubbi anche sui prodotti importati in Italia e vincolati all’apposizione del contrassegno SIAE. Tale pratica, infatti, potrebbe rivelarsi lesiva per la libera circolazione delle merci, poiché i prodotti intellettuali di provenienza europea introdotti sul suolo italiano non possono essere immessi in vendita prima della comprovata richiesta di autorizzazione presso la SIAE. Una pratica che generalmente richiede dai 10 ai 30 giorni, con evidenti ritardi per la commercializzazione dei prodotti.

«Alla luce di quanto sopra esposto emerge evidente che l’obbligo di apposizione del
contrassegno è del tutto illegittimo, inefficace ed ingiustamente gravoso. Esso deve pertanto
essere eliminato dal contesto normativo italiano» dichiara nell’audizione la FIMI. La Federazione sposta poi lo sguardo dal contesto europeo al quadro normativo italiano, richiamandosi a una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha ritenuto applicabile la sanzione penale per la mancanza del contrassegno SIAE solamente ai produttori originali e non ai contraffattori. Una misura che secondo FIMI capovolgerebbe il senso e le finalità della normativa penale sul diritto d’autore rendendola controproducente.

Infine, la Federazione sottolinea come l‘apposizione obbligatoria del contrassegno SIAE contribuisca ad aumentare sensibilmente i costi di produzione. Per applicare o stampare il famoso bollino, le aziende produttrici sono costrette a modificare le loro linee produttive, differenziando sensibilmente la filiera per i prodotti destinati al mercato nazionale con bollino SIAE e i beni destinati al mercato estero, con un evidente aumento dei costi per la produzione.

Le conclusioni di FIMI sembrano non lasciare scampo: «FIMI ritiene che la previsione di un obbligo di contrassegnatura sia incompatibile con la normativa nazionale, comunitaria ed internazionale». Toccherà ora all’esecutivo valutare le istanze della Federazione anche alla luce delle posizioni assunte dalla SIAE.

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