La scorsa notte ha avuto luogo la ottantaduesima edizione dei premi Oscar dell’Academy e, tra vincitori e vinti, spunta in sordina Apple: Final Cut, il software professionale per l’editing cinematografico, ha spopolato tra le pellicole in concorso.
Per fare un esempio, 9 su 10 dei film in concorso nelle categorie “Documentary Feature” e “Documentary Short” si sono avvalsi della suite Final Cut Studio per il montaggio. E sono numerosi i registi che, nel corso degli anni, hanno dimostrato il loro affetto per l’applicazione elaborata da Cupertino: basti pensare a Francis Ford Coppola e Walter Murch, testimonial ufficiali Apple.
Il largo utilizzo di Final Cut per i documentari è giustificato dai costi di produzione: a differenza dei titoli blockbuster, la realizzazione di questi documentari deve basarsi su budget decisamente contenuti. Per questo, Final Cut risulta essere la scelta più naturale, perché consente di avvalersi di strumenti di alto livello a prezzi contenuti, così come confermato da Matthew òNeil, regista di “China’s Unnatural Disaster: The Tears of Sichuan Province”:
Siamo passati interamente a Final Cut Pro e abbiamo convinto gli editori a fare altrettanto, perché è la scelta migliore dal punto di vista economico e ci ha permesso di realizzare tutto quello di cui avevamo bisogno.
Un’opinione condivisa anche da Dan Wilken, online editor di “Food, Inc.”:
Final Cut Pro compie quasi tutto quello che sistemi da milioni di dollari fanno, rimanendo sotto i 15.000 dollari (incluso il costo del Mac, di Final Cut Pro e delle schede grafiche). La verità è che, per diversi progetti su cui ho lavorato, abbiamo potuto far tutto con la stessa velocità di una soluzione casalinga.
Si tratta di una tendenza davvero positiva per Apple, confermata anche da SCRI International, che ha rilevato come circa il 50% dell’industria cinematografica utilizzi regolarmente la suite di Cupertino.