La guardia di finanza ha concluso la sua parte di inchiesta su Amazon calcolando un’evasione di 130 milioni di euro nel periodo 2009-2014, quello che va dall’ingresso del colosso dell’ecommerce in Italia fino all’apertura della p.iva italiana che ha dato una “stabile organizzazione” all’azienda, chiarendo più facilmente la sua posizione fiscale.
I margini di un’azienda come Amazon sono molto diversi da quelli di Google e Apple, società che sono già state interessate dal fisco italiano con accertamenti clamorosi: 300 milioni di euro e una imputazione per omessa dichiarazione nel quinquennio considerato per i manager irlandesi. Apple ha già versato una cifra di 318 milioni, corrispondente ai rilievi delle fiamme gialle per l’imposta sui redditi. In ogni caso, la cifra è piuttosto grande, ma non deve stupire se si considera che in questi anni Amazon è costantemente cresciuta nei redditi a livello globale. Anche l’ultima trimestrale parla di più di 700 milioni di utili, quasi 200 in più dello stesso periodo dell’anno scorso. Jeff Bezos, uno degli uomini più ricchi del pianeta, ha guadagnato negli ultimi cinque anni – mentre, secondo la finanza italiana la sua azienda evadeva 130 milioni – la cifra monstre di 62,5 miliardi di dollari.
Jeff Bezos is just $5 billion away from being the world's richest person https://t.co/4Xp6VFeBCf pic.twitter.com/BN5aj8kWg6
— Bloomberg Technology (@technology) April 28, 2017
Le vie possibili di questi accertamenti sono molteplici: Amazon certamente risponderà, e poi c’è da considerare l’indagine della procura di Milano – dipartimento reati societari. Ci sono dunque due possibili filoni giudiriziari: quello civile legato agli accertamenti e quello penale legato ai dirigenti.
Aggiornamento, h 16.50: il commento di Amazon
La risposta di Amazon Italia non si è fatta attendere molto. Dagli uffici di Milano arrivano poche righe dove si confermano i principi che generalmente sono ribaditi dalle multinazionali quando vengono investite da queste indagini fiscali: si pagano le tasse a seconda delle leggi vigenti, attenzione a non confondere gli utili coi ricavi (in Amazon sono diversi, non è un’azienda puramente remunerativa che spedisce beni immateriali da remoto) e non bisogna scordare di mettere tutto sulla bilancia, compresi gli investimenti fatti localmente.
Amazon paga tutte le imposte che sono dovute in ogni Paese in cui opera. Le imposte sulle società sono basate sugli utili, non sui ricavi, e i nostri utili sono rimasti bassi a seguito degli ingenti investimenti e del fatto che il business retail è altamente competitivo e offre margini bassi. Abbiamo investito in Italia più di 800 milioni di euro dal 2010 e attualmente abbiamo una forza lavoro a tempo indeterminato di oltre 2.000 dipendenti