Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha firmato il decreto ministeriale che ha adeguato il tariffario del cosiddetto equo compenso, il compenso per la riproduzione a titolo privato di contenuti multimediali previsto dalla legge sul diritto d’autore. Il provvedimento era stato annunciato molte settimane fa, quando un incontro con le parti non aveva sortito alcun compromesso.
Firmato decreto copia privata. Il diritto d'autore garantisce la libertà degli artisti e i costi vanno sui produttori, non sui consumatori.
— Dario Franceschini (@dariofrance) June 20, 2014
Era il 23 aprile quando si era capito che ormai per il decreto era solo questione di tempo: troppo distanti le posizioni fra gli stakeholder e troppo lontana (2009) l’ultima versione delle tabelle secondo legge. Così oggi con un comunicato pubblicato sul sito del MIBACT, Franceschini ha confermato di aver firmato il decreto di sua spettanza che avrà durata triennale. Con questo intervento si garantisce, secondo il ministro, il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori. Così respinge le prevedibili critiche che stanno già montando sui social con l’hashtag #iniquocompenso:
Il decreto non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Peraltro, com’è noto, in larga parte gli smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso. Parlare di “tassa sui telefonini” è capzioso e strumentale: il decreto si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge.
I prezzi
Il decreto contiene, molto semplicemente, la nuova tabella che confronta anche i prezzi appena aggiornati con quelli di altri paesi europei.
Com’è noto, uno degli argomenti dei sostenitori dell’equo compenso è che si tratti di un intervento minimo e per nulla originale rispetto agli altri paesi europei. Le cifre del confronto sono visibili dalla tabella e raccontano dell’aumento, in particolare, rispetto al passato per smartphone e tablet. Si va dal centesimo di euro in più per il dvd ai 4 euro totali per gli smartphone (prima erano 0,90 euro). I tablet sono appesantiti dalla tariffa per la prima volta: un dispositivo da 16 GB ha un balzello di 4 euro. Non dichiarato, al momento, il principio che ha portato alla definizione delle tariffe: sono proposte per ora in termini arbitrari, come semplice valutazione ministeriale a “risarcimento” degli autori danneggiati dalla pirateria veicolata dai device elettronici in questione.
Tra i detrattori del provvedimento si annovera Confindustria Digitale, che per voce del suo presidente, Elio Catania, parla di «provvedimento ingiustificato che non riflette il comportamento dei consumatori e l’evoluzione delle tecnologie e non sostiene l’agenda digitale».
La destinazione del denaro
Il decreto prevede, stando al ministero, che l’aumento sull’equo compenso non venga scaricato sugli utenti, ma assorbito completamente dalle case produttrici. Questo perché si conta sul fatto che i device sono venduti spesso a prezzo fisso. Il ministero intende anche dare una finalità specifica all’extra-gettito, quella dei giovani autori:
Il Ministro Franceschini e il Presidente della Siae, Gino Paoli hanno convenuto di impegnarsi, per la parte incrementale di gettito delle nuove tariffe affinché tutte le categorie di titolari dei diritti di copia privata impieghino una quota di tali somme alla promozione di giovani autori e artisti e di opere prime.