Un ponte tra il mondo del giornalismo e quello dei social media, perché gli uni servono agli altri sebbene entrambi guardino la controparte con sospetto. Nasce di qui “First Draft“, un tentativo che il mondo dell’informazione USA sta tentando per far dialogare le due metà di un mondo che sta cambiando alla radice i processi entro cui nascono, crescono, si sviluppano e vengono divulgate le informazioni.
Alla linearità di un tempo (fonte, giornalista, editore, lettore) si sostituisce oggi una rete molto più complessa entro la quale va a finire di tutto. Il paradosso si consuma sul ruolo del giornalista, poiché è vittima di una pioggia irrefrenabile di stimoli a cui deve contrapporre una sempre più forte capacità critica, analitica e multidisciplinare. Il giornalismo di un tempo era anzitutto ricerca, quello odierno è anzitutto necessità di mettere ordine all’interno di immensi calderoni di immagini, post, tweet, tag, link e bufale. Si, anche le bufale.
First Draft sta tentando di creare un ponte tra i due mondi per far sì che le notizie possano anzitutto fluire in questa sorta di anticamera prima di prendere la strada della pubblicazione. Su First Draft deve nascere la “prima bozza” di quel che viene pubblicato in una seconda fase, ed in questo ambiente protetto tutte le parti chiamate in causa hanno la possibilità di arricchire la propria offerta. I social network da parte loro hanno le risorse per verificare più rapidamente le notizie, evitando il dilagare di falsità e bufale ideate ad hoc; editori e giornalisti hanno la possibilità di raccogliere spunti già filtrati, ottimizzando i tempi e l’efficacia di questa infinita opera di vaglio dei social network; ogni altra entità interessata ha la possibilità di metter mano a informazioni di prima mano, strumenti per facilitare la produzione di notizie e contatti con cui maturare un miglior processo editoriale.
First Draft altro non sarebbe se non l’ennesimo esperimento volto ad una commistione di risorse tra due mondi spesso antitetici, quando non direttamente in competizione, ma i nomi che vi hanno riposto la propria fiducia lasciano intendere che qualcosa di differente stia in realtà nascendo. Dietro a First Draft c’è infatti anzitutto la regia di Google, garanzia della bontà dell’approccio, ma tra i brand in collaborazione si annoverano anche Facebook, Twitter, Telegraph, New York Times, Washington Post, BuzzFeed, Agence France-Press, ABC News, CNN, Aljazeera, Pro Publica, YouTube, Amnesty International, European Journalism Centre e altri ancora.
Tanti grandi nomi che mettono a fattor comune le proprie peculiarità, creando un ambiente di condivisione, non possono che creare ricchezza. Come e se si raggiungerà l’obiettivo, sarà il tempo a dirlo: rimane il merito del tentativo, dal quale potrebbe nascerne se non altro un nuovo modo di pensare il rapporto tra le parti.
Il principio di fondo è quello per cui una collaborazione fattiva possa restituire benefici a tutte le parti in causa. Tali benefici sono ricavati dallo spazio che si va a sottrarre al lato oscuro dell’informazione: le bufale, le notizie false, le notizie prive di reale consistenza, condivisioni attira-click. L’informazione, insomma, cerca la retta via per recuperare non solo credibilità, ma anche attenzione. Perché l’attenzione è denaro.
First Draft nasce con una grande ambizione e merita fiducia. Tra i contenuti presenti sul sito ufficiale già si trovano varie risorse formative che incoraggiano all’uso degli strumenti disponibili per la verifica delle notizie e delle fonti, incoraggiando così ad una più radicale analisi della notizie al fine di consentirne un processo produttivo più lineare e puro. L’obiettivo finale è quello di lavorare tutti assieme per ricostruire un rapporto di fiducia che risulta altrimenti incrinato: l’editoria deve recuperare credibilità ed i social network devono alleggerirsi di troppe condivisioni “junk”. First Draft si candida dunque ad essere il contenitore entro cui custodire le buone intenzioni di social network e giornalisti, sfruttando le risorse che ognuno può mettere a disposizione per restituire agli utenti un prodotto migliore. Un passo avanti verso qualcosa che ancora non si conosce, ma che già si sa di desiderare.