Il suo nome è Dong Nguyen, è vietnamita ed è l’autore di un gioco quale Flappy Bird. Flappy Bird in poche ore si è imposto come uno dei giochi di maggior successo tanto su App Store quanto su Google Play e, poche ore prima di far capolino anche sul Windows Phone Store, è scomparso. Lo ha ucciso l’autore stesso, senza particolari spiegazioni e generando un forte rumore mediatico a quella che sembra una decisione inspiegabile. Contornando così la vicenda di un alone di mistero.
La decisione appare inspiegabile soprattutto per un motivo: Flappy Bird era anzitutto una grande fonte di denaro. Il gioco si era guadagnato il primo posto tra le app più scaricate da App Store ed era ormai in grado di raccogliere fino a 50 mila dollari al giorno (cifra svelata dallo stesso autore a The Verge soltanto qualche giorno prima la rimozione) grazie a semplice in-app advertising. Ieri l’annuncio di Dong Nguyen: il gioco sarebbe stato rimosso entro 24 ore. 22 ore più tardi l’autore è stato di parola: rinuncia alla sua gallina dalle uova d’oro e il gioco scompare da App Store.
Nessuna parola ufficiale di Dong Nguyen al di là di quanto proferito tramite il suo account ufficiale su Twitter:
It is not anything related to legal issues. I just cannot keep it anymore.
— Dong Nguyen (@dongatory) February 8, 2014
I also don't sell 'Flappy Bird', please don't ask.
— Dong Nguyen (@dongatory) February 8, 2014
And I still make games.
— Dong Nguyen (@dongatory) February 8, 2014
Flappy Bird: il gioco
Flappy Bird è un semplice videogame gratuito per smartphone che consente di far volare un piccolo uccellino all’interno di un percorso a ostacoli: nulla di particolarmente rivoluzionario, ma come spesso accade nel mondo del gaming è l’equilibrio degli elementi a definire l’esperienza di gioco e il successo della produzione. Il gioco è stato sviluppato dal solo Dong Nguyen in totale autonomia con qualche giorno di lavoro e nulla più: l’ipotesi più accreditata, pur se smentita dalle parole dello stesso autore dell’app, correla la cancellazione dell’app con un avviso legale proveniente da Nintendo e legato ad ipotetiche somiglianze tra Flappy Bird e la saga di Super Mario Bros. Il ragazzo però nega: non è un problema legale e non sta pensando di vendere alcunché: «ho mai venduto le mie cose». Su domande precise, risponde alimentando ulteriormente l’alone di mistero attorno a quanto accaduto:
@misterlukeherb @kotaku Not because of them but because how people use my game. They are overusing it.
— Dong Nguyen (@dongatory) February 8, 2014
Difficile capire cosa possa accadere ora: non è chiaro se il gioco sia stato effettivamente rimosso dai vari store o se sia stato soltanto “silenziato” temporaneamente. Nel primo caso, la rimozione comporterebbe la perdita di tutte le recensioni raccolte (anima prima del successo maturato) ed imporrebbe tempi lunghi per un eventuale ritorno ai vertici; nel secondo caso occorrerebbe capire la causa della decisione dell’autore, poiché è lì la chiave di lettura prima e unica con cui interpretare l’intera vicenda.
Flappy Bird: il sospetto
E poi c’è l’ombra di un sospetto. La moltitudine delle recensioni raccolte si è affiancata a una serie di incongruenze quali recensioni positive accompagnate da voti negativi. Il timore dunque di allunga tetro sul gioco: è tutto frutto di una azione truffaldina messa in atto da bot in grado di gonfiare i voti per spingere verso l’alto la visibilità del gioco? L’autore ovviamente nega e si dice peraltro dispiaciuto per gli “addicted” che ammettono di non riuscire a staccarsi dal gioco, ma il sospetto trova nuova linfa nel modo in cui la vicenda è terminata.
Il gioco scompare, ma Dong Nguyen continuerà a produrre videogiochi; non ci sarebbero avvisaglie di denuncia, ma l’ipotesi di violazione di copyright è la più concreta; il ragazzo rinuncia a 50 mila dollari ogni singolo giorno, ma confida di non voler vendere alcunché. In tutto ciò, l’app che aveva raggiunto l’obiettivo cercato da qualunque developer scompare, nel nulla, lasciando dietro di sé molti dubbi e poche risposte. «Sei il nostro Kurt Cobain», twitta un fans allo sviluppatore. Prima di arrivare ad accostamenti simili servirà probabilmente qualche analisi ulteriore, ma questi pochi caratteri ben riassumono quanta enfasi abbia raccolto una storia di questo tipo: la storia di un’app, di un successo improvviso e inaspettato, di uno sviluppatore imbattutosi in ricchezza e pressioni, di un uccellino che vola ignaro all’interno di un business più grande di lui. E di milioni di gamer rimasti improvvisamente a bocca asciutta.