Flat rate in crisi

EDI&SONS, giovane e agguerrito provider, invita i propri utenti a rinunciare alla flat rate e a tornare alle connessioni dial-up. E non è il solo. Molte flat rate, che dovevano garantire connessioni sicure e più convenienti, si sono rivelate delle vere e proprie bufale. Difficile prevedere, a questo punto, che cosa accadrà.
Flat rate in crisi
EDI&SONS, giovane e agguerrito provider, invita i propri utenti a rinunciare alla flat rate e a tornare alle connessioni dial-up. E non è il solo. Molte flat rate, che dovevano garantire connessioni sicure e più convenienti, si sono rivelate delle vere e proprie bufale. Difficile prevedere, a questo punto, che cosa accadrà.

EDI&SONS è un provider, piccolo ma molto agguerrito, che a suo tempo lanciò una delle flat rate (tariffe a tempo) più appetibili della rete. Le premesse erano ottime: una grande varietà di offerte, 8 in tutto, con costi variabili dalle 14 alle 89 mila lire mensili; router e access server forniti da CISCO SYSTEM e apparati di rete e sistemi di accesso targati Genuity, brand che identifica un dipartimento della statunitense BBNPlanet, uno dei principali fornitori di questo genere di servizi a vari organismi militari e governativi sparsi per il mondo, nonché la prima azienda in assoluto ad aver adottato la @ per individuare gli indirizzi di posta elettronica e forse l’unico operatore al mondo a disporre di una rete su cui transita solo in protocollo Internet. Malgrado ciò, il servizio non è mai stato all’altezza delle aspettative, al punto che molti utenti hanno pensato bene di costruire due siti il cui semplice nome è già tutto un programma: vittime EDI&SONS e EDIbluff.

Su tali disservizi finora l’azienda aveva sempre taciuto: l’unica risposta arrivata a molti fra quanti hanno scritto per protestare è una lettera standard, cortese e molto formale, in cui si invita il Gentile Cliente a utilizzare connessioni dial-up con tariffazione a tempo, visto che “l’azienda non riesce più a fornire il servizio su numero verde”.

Gli utenti non sembrano averla presa granché bene, e per rendersene conto basta farsi un giro fra i numerosi forum e newsgroup (per esempio it.tlc.provider. disservizi) dedicati all’argomento. Non si può dargli torto. Rinunciare alla flat, infatti, non significa solo essere obbligati a tornare alla connessione a tempo, ma anche non sapere che fine faranno le quasi 600 mila lire che molti hanno versato anticipatamente al provider per accedere al servizio. Certo, la società sembra aver assicurato il rimborso dei mesi non goduti, ma nulla ha detto sui tempi e i modi della restituzione.

Per correttezza, bisogna dire che EDI&SONS è solo un caso emblematico, ma tutt’altro che unico, nel panorama delle flat rate italiane, pubblicizzate come il modo migliore e più conveniente per connettersi ad Internet e poi rivelatesi, per la maggior parte, un pessimo servizio caratterizzato da continue difficoltà di connessione, attese bibliche e disconnessioni improvvise.

Le cause dei disservizi non sono difficili da individuare: quasi tutti i provider hanno promosso le flat con imponenti campagne pubblicitarie che hanno attirato un mare di utenti, salvo poi rivelarsi incapaci di reggerne l’urto, dato che quasi nessuno dispone di linee dedicate (molto più costose) e quasi tutti si appoggiano a Telecom Italia, cui appartengono le infrastrutture necessarie. E, com’è ovvio, Telecom Italia fa il bello e il cattivo tempo, tutelando innanzitutto i propri interessi e solo in seconda battuta quelli delle altre compagnie.

Difficile prevedere, al punto in cui siamo, che cosa accadrà. Sembra certo che molti gruppi di utenti, non solo di EDI&SONS, si stanno organizzando per avviare azioni legali contro i provider, mentre altri attendono fiduciosi il più volte rinviato avvento dei numeri 700, che dovrebbero consentire modalità di tariffazione differenti e favorire rapporti più trasparenti fra provider e utenza. Staremo a vedere.

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