Spotify continua a mantenere la leadership nell’ambito dello streaming musicale, un insieme di piattaforme e servizi che riveste un’importanza sempre maggiore per l’intero mercato discografico. Oggi l’azienda annuncia di aver tagliato il traguardo dei 100 milioni di utenti attivi. Non registrati, quelli sono molti di più.
Gran parte della quota è rappresentata dall’utenza free, ovvero da coloro che scelgono di ascoltare i brani senza mettere mano al portafogli, ma accettando la riproduzione delle inserzioni pubblicitarie (tra un pezzo e l’altro), necessarie per garantire la sostenibilità economica al sistema. Spotify, comunque, può vantare circa 30 milioni di abbonati, che ogni mese mettono mano al portafogli e affrontano la spesa richiesta per l’accesso alle funzionalità premium come la totale assenza di advertising, l’ascolto in modalità offline e l’accesso a contenuti esclusivi, creati e curati appositamente.
La concorrenza, comunque, si fa sentire. A meno di un anno dal lancio Apple Music ha già raggiunto quota 15 milioni di iscritti a pagamento, mentre Google non ha mai fornito numeri ufficiali per il proprio servizio Play Musica Unlimited. Se poi si prende in considerazione Amazon e la sua piattaforma di streaming musicale riservata agli iscritti al programma Prime, il numero sale a 46 milioni. Analizzando esclusivamente gli Stati Uniti, invece, risulta essere Pandora il principale competitor di Spotify, anche se il servizio è caratterizzato da una natura differente, sia per quanto riguarda le modalità di accesso che quelle di fruizione.
Nonostante un bacino di utenti in costante crescita, Spotify ancora fatica a generare utili e profitti. Nel corso del 2015 la piattaforma ha incassato oltre due miliardi di dollari, chiudendo però con un passivo pari a 200 milioni di dollari, poiché più dell’80% è stato destinato alle casse di etichette, major discografiche e artisti per il pagamento delle licenze.