Foto scambiate su eMule, inutili le denunce?

Sono destinate a scontrarsi contro le maglie del peer to peer le ire di un gruppo di ragazze che hanno visto diffondere sul circuito di eMule alcune foto che le ritraggono nude. Gli avvocati però cadono in una gaffe chiedendo la rimozione del materiale
Foto scambiate su eMule, inutili le denunce?
Sono destinate a scontrarsi contro le maglie del peer to peer le ire di un gruppo di ragazze che hanno visto diffondere sul circuito di eMule alcune foto che le ritraggono nude. Gli avvocati però cadono in una gaffe chiedendo la rimozione del materiale

Poco o nulla si può fare contro il potere della condivisione, specialmente se in rete, anche se di mezzo c’è una accusa di diffamazione. A scontrarsi contro la rete di scambio file P2P (nello specifico eMule) è in questo caso un gruppo di ragazze di Foggia le cui foto discinte (ma non pornografiche), scattate con l’inganno, sono finite a loro insaputa sui circuiti del mulo elettronico sotto la voce “Le txxxe di San Severo”.

Le ragazze hanno effettuato una denuncia contro ignoti e il GIP Guido de Rossi non ha potuto che archiviare le accuse contro l’unico possibile imputato per mancanza di prove sia della furtività degli scatti, sia dell’ipotetica responsabilità che avrebbe l’uomo nell’aver immesso per primo le foto nel circuito.

Il tutto non è però bastato a fermare gli avvocati di parte civile delle ragazze i quali, con una evidentemente scarsa conoscenza della rete e dei meccanismi del peer to peer, avevano addirittura chiesto la rimozione dal circuito di eMule delle foto in questione («appare singolare la richiesta formulata in opposizione di “contattare il sito eMule via email o telefono per rimuovere i file incriminati”»). È stato necessario l’intervento di un consulente tecnico, l’Avv. Francesco Celentano, a chiarire come il circuito in questione non sia un luogo, ma il frutto di una serie di rapporti di scambio e che i file dunque, come riporta il sito dello Studio Celentano «non vengono prelevati da un sito, ma da uno o più computer di utenti collegati alla rete per cui è improbabile determinare che sia stato il primo uomo a condividere, e non pubblicare, gli specifici file». Tuttavia manca ancora la decisione finale del GIP, il quale nei prossimi giorni deciderà se avviare o archiviare l’inchiesta.

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