Foxconn migliora le condizioni dei dipendenti impiegati sulle linee Apple, ma continua a proporre turni eccessivi, non in linea con le leggi sul lavoro introdotte nella Repubblica Cinese. È questo l’ultimo report di Fair Labour Association, l’organizzazione indipendente incaricata da Cupertino di analizzare e risolvere le condizioni di sfruttamento presso il partner orientale.
Apple è stata la prima e unica azienda tecnologica a volerci veder chiaro sulle metodologie di lavoro in Cina, a seguito delle polemiche che da più di un biennio coinvolgono il gruppo Foxconn. Con la collaborazione di FLA, è stata stilata una lista di obiettivi che Foxconn deve raggiungere per garantire condizioni vagamente eque nel trattamento degli operai, a cui il gruppo cinese pare essersi sottoposto con impegno. Delle 360 azioni concordate con Apple e FLA, infatti, l’azienda ne ha perseguito ben il 98,3% allo scorso gennaio. Tra quella piccola percentuale di fattori ancora da risolvere, però, rimane la durata dei turni di lavoro.
Nel suo regolamento con i fornitori, Apple richiede non più di 60 ore di lavoro settimanali per gli operai impiegati sulle sue linee. Ma la legislazione cinese è più restrittiva, perché impone dei turni di lavoro settimanali non più lunghi di 40 ore e un monte mensile di massimo 36 ore di straordinario. Stando però alle rilevazioni condotte da FLA, sulla base di interviste anonime a oltre 178.000 dipendenti, ogni operaio lavorerebbe più di 40 ore la settimana, con una fascia media dalle 40 alle 60 e con picchi di 70 ore tra settembre e ottobre, praticamente in concomitanza con il lancio dell’ultimo iPhone 5.
Pare che Foxconn, sebbene la fonte non sia ufficialmente confermata, abbia intenzione di raggiungere le richieste avanzate entro giugno 2013, riducendo quindi le tempistiche d’impiego di ogni singolo lavoratore, senza però tagli agli stipendi. Apple invece conferma come il 97% degli operai legati ai partner produttivi, e analizzati durante lo scorso marzo, non lavorino più delle 60 ore settimanali concordate. Molto deve però essere ancora fatto, sia per allinearsi alle normative dei paesi ospitanti – le uniche a cui fare riferimento, indipendentemente dagli accordi presi con i produttori – sia per spegnere definitivamente le polemiche che da tempo inondano il gruppo di Cupertino. La Fair Labour Association continuerà a lavorare alacremente per risolvere anche questi ultimi problemi e spera di poter cogliere anche una maggiore partecipazione da parte degli stessi dipendenti nei processi decisionali sul loro futuro.