La Foxconn ha annunciato la volontà di migliorare ulteriormente la redditività del proprio gruppo sostituendo le risorse umane con risorse meccaniche: robot al posto degli uomini, insomma, moltiplicando così affidabilità e velocità delle procedure.
Sebbene non in tutti i settori l’uomo possa ancora essere sostituito con efficacia, in taluni ambiti la ripetitività delle operazioni e la necessaria precisione delle stesse può consigliare invece un approccio differente al lavoro. Non solo: la Foxconn era ormai nota per i ritmi poco “umani” imposti alla propria forza lavoro, dunque una maggior meccanizzazione delle procedure potrebbe ridurre i problemi, abbassare il numero dei dipendenti ed aumentare in parallelo l’efficienza generale.
Il gruppo Foxconn ha perso in parte il proprio ruolo nella produzione di device Apple in favore di altri gruppi rivali: potrebbe essere nella mancata competitività lo stimolo da cui nasce la pulsione verso un nuovo modo di organizzare l’assemblaggio delle componenti presso le proprie catene. L’azienda ha fatto sapere di voler portare entro 1 anno le unità robotiche da 10 mila a 300 mila, e quindi a quota 1 milione entro i due anni successivi. Tre anni, insomma, per modificare completamente il modo di lavorare.
La cosa avrà sicure conseguenze anche dal punto di vista sociale, poiché ancora una volta l’innovazione detta i tempi dell’evoluzione e lascia a casa centinaia di migliaia di lavoratori in virtù di una necessaria competitività che tenga sul mercato l’azienda. Oggi, del resto, la Foxconn impegna circa 1,2 milioni di operai, ma 1 milione di robot potrebbe ridurre tale cifra fino a rendere le risorse umane soltanto una piccola frazione di quelle attuali. Il che, per la zona circostante gli stabilimenti, potrebbe significare una riconversione completa non priva di gravi ricadute sulla comunità.