Da lungo tempo sotto accusa per le condizioni lavorative particolarmente disagiate in cui i suoi operai sono costretti a produrre dispositivi elettronici che poi finiscono sugli scaffali dei negozi di tutto il mondo, Foxconn può finalmente sorridere: secondo quanto pubblicato dalla Fair Labor Association in un report (PDF), infatti, sembrerebbe che negli stabilimenti dell’azienda siano stati compiuti importanti passi in avanti, risolvendo circa 195 infrazioni precedentemente registrate.
Il gruppo di origini taiwanesi che si occupa tra l’altro della fabbricazione dei prodotti targati Apple, dunque, ha mantenuto le promesse fatte nei mesi scorsi, rispettando le tempistiche stabilite e rientrando parzialmente entro i canoni previsti dalle associazioni che tutelano i diritti dei lavoratori. Al momento, tuttavia, urgono ancora dei miglioramenti: se in passato i dipendenti erano costretti a lavorare per almeno 60 ore a settimana, ad oggi in tale cifra rientrano anche tutti i possibili straordinari, riducendo il carico di lavoro sulle spalle degli operai senza tuttavia scendere al di sotto del tetto delle 49 ore imposte dalle leggi cinesi.
Tra le altre modifiche apportate ai regolamenti degli stabilimenti vi sono la possibilità per gli operai di segnalare in maniera anonima ai dirigenti eventuali problematiche, l’introduzione di nuovi strumenti di lavoro ed accessori utili a migliorare le condizioni igieniche ed a ridurre i pericoli per la salute, così come l’introduzione di una pausa compresa tra i 10 ed i 15 minuti che consentirà agli operai di tirare il fiato. Tanti passi in avanti, insomma, per operai in passato costretti a lavorare in condizioni pessime, senza alcun diritto e con paghe al di sotto della media, cui seguiranno in futuro ulteriori cambiamenti.
Entro il mese di luglio del 2013, infatti, l’azienda dovrà abbassare il carico di lavoro di ciascun dipendente al di sotto del suddetto limite di 49 ore settimanali, apportando ulteriori 165 cambiamenti basati ciascuno su un’apposita segnalazione da parte della FLA. Di queste, spiega l’associazione, 89 sembrerebbero esser già state prese in considerazione, dimostrando di fatto l’intenzione da parte di Foxconn di porre una pietra sulle accuse mosse in più occasioni dagli enti per la difesa dei diritti dei lavoratori.