Una petizione contro l’anoressia, ma la notizia è da chi proviene: “Vogue Italia”. La direttrice della celebre rivista di moda, Franca Sozzani, apre oggi sul suo blog con un titolo provocatorio: “Anoressia: è colpa di Facebook?”.
La direttrice non ci sta più a sentire i soliti giudizi affrettati su moda e modelle, e sta rispondendo sul Web 2.0: con un tweet, dove ha lanciato l’iniziativa anche in versione internazionale, e con una petizione online.
Prendendo le mosse da una ricerca dell’Università di Haifa riguardo al rapporto fra ore passate davanti ai social network e problemi alimentari nelle adolescenti, la Sozzani ha fatto una piccola ricerca su Facebook, scoprendo sconcertata che ci sono molte pagine pro-anoressia.
“Incuriosita da questa notizia sono andata su Facebook e quello che mi ha colpito è scoprire che è vero che alcuni siti come “pro-ana”, a favore dell’anoressia, erano stati inizialmente una pagina creata su Facebook, ma (senza voler difendere Facebook che, essendo così vasto, è impossibile da controllare) sono la moltitudine di siti pro anoressiche che fanno paura. Su Facebook tutti si scambiano tutto e sicuramente anche l’esperienza e la discussione, la ridicolizzazione o l’incitamento all’anoressia, ma i siti o blog solo pro-anoressia mi sembrano veramente molto più pericolosi.”
Insomma, in realtà il messaggio è una provocazione: Facebook è assolto, ma il Web no. Per questo ha pensato alla petizione:
“Si fanno tante petizioni (che io sottoscrivo sempre perché amo gli animali) per i cani abbandonati, gli animali maltrattati, e per loro si creano associazioni e si fanno denunce. Come mai allora non si fanno chiudere questi siti che spronano alla distruzione ragazzine e ragazzini? […] Non si risolve il problema incolpando un social network, ma mobilitandosi per chiudere questi siti e blog. E sono sicura che già usando Facebook in modo positivo, diffondendo ognuno di voi la volontà di aiutare chi è più debole, si possa attirare l’attenzione su un argomento così tragico e fonte di tanti dolori.”
La petizione ha già raccolto molte firme, molti commenti, naturalmente anche apertamente critici. Oltreoceano l’iniziativa ha avuto risonanza, ad esempio sull’Huffington Post. Difficile dire, a poche ore dall’iniziativa, quali frutti darà: l’obiettivo di questa raccolta firme è presentare un progetto di legge che porti alla chiusura di questi siti.
Certamente è un primo scossone dopo lo shock della morte di Isabelle Caro, condotto non a caso da una testata auterevole e da un milione di utenti unici al mese. Per dare il massimo risalto.