Google Suggest è il servizio con il quale il motore di ricerca presta consigli agli utenti sulla base delle ricerche antecedenti e sulla base della query in via di compilazione. L’intento è quello di veicolare le ricerche, aumentando le possibilità di reperimento delle informazioni. Google non valuta però nel merito le query suggerite e la cosa ha portato il motore ad una paradossale condanna della giurisprudenza francese.
La colpa attribuita a Google Suggest è quella di aver fatto apparire parole quali “stupratore” e “satanista” al fianco del nome di un utente. Cercando sé stesso, insomma, l’utente si vedeva indicati i due appellativi come suggerimento per la ricerca, e tutto ciò a causa di cause legali in corso (una condanna per violenza su minore ancora da confermare) e le relative diffamazioni ricevute sul Web. Google è stato però tirato in ballo cercando di attribuire al motore (cioè il tramite) medesima colpa già attribuita agli autori delle diffamazioni. E la prima sentenza ha confermato questo tipo di interpretazione.
La decisione del giudice boccia la cattiva condotta riscontrata nel meccanismo Google Suggest: al gruppo viene inflitta una ammenda da 6700 euro, ma soprattutto viene sancito un precedente del tutto pericoloso. Google, infatti, ha già preannunciato solerte appello: i legali del gruppo tenteranno con tutta evidenza di ripristinare lo status di mero tramite per il proprio sistema, sottolineando ancora una volta la natura automatica della tecnologia Suggest e tentando di allontanare dal motore qualsivoglia responsabilità oggettiva su quanto suggerito agli utenti. Gli epiteti riscontrati, insomma, non solo non sono volontari, ma sono anche del tutto irrintracciabili in conseguenza della mole di query che l’utenza quotidianamente riversa sui server del gruppo.
La vicenda è legata ad una questione che da tempo affligge Google ed i suoi servizi: quale responsabilità ha l’azienda nei confronti dei risultati trattati? Così come sull’indice, così come su YouTube, Google offrirà presumibilmente la propria collaborazione per rimuovere le pagine che si considerano diffamatorie, ma la battaglia sarà strenuamente rivolta a respingere ogni responsabilità di controllo preventivo dei contenuti archiviati.