Sembra non esserci pace tra il Web e la Francia. Nel mirino, ora, il corretto svolgimento delle elezioni per l’Eliseo, che alcuni considerano in pericolo per colpa di Twitter. Se nel 19esimo secolo i cugini d’oltralpe hanno ideato i principi delle democrazie moderne, nel 21esimo il suo presidente, Nicolas Sarkozy, infila una dichiarazione di guerra dietro l’altra: prima immaginando un giro di vite contro il terrorismo passando dalla rete, poi sostenendo di voler tassare i giganti di Internet. Ora a non piacere è la capacità dei social network di riportare in tempo reale gli exit polls a urne ancora aperte (per via dei fusi orari).
Lo ha rivelato il Journal du Dimanche, ricordando che l’attuale legge francese è molto restrittiva: essa vieta di riprodurre sondaggi e prime proiezioni sul territorio nazionale mentre le elezioni sono ancora in svolgimento, tra la mezzanotte del Venerdì prima del giorno delle elezioni fino a quando tutti i seggi hanno chiuso la Domenica alle 20. Per chi la vìola sono previste sanzioni pecuniarie che vanno dai 3.500 ai 75 mila euro.
Questo concetto di copertura, però, è incompatibile con i milioni di francesi – e di francofoni di altri paesi, oppure di elettori dalle colonie che vivono a diverse latitudini – che utilizzano i social network. Un tweet sul voto prima che tutte le urne siano chiuse potrebbe bastare ad annullare le presidenziali? Secondo la legge, sì.
A causa dei fusi orari, infatti, gli elettori francesi nei territori e dipartimenti d’oltremare, come Martinica e Guadalupa, saranno andati alle urne il giorno precedente. Il timore è che conoscendo prima i risultati di queste zone, a Parigi qualcuno potrebbe esserne influenzato. Perciò la commissione francese per i sondaggi ha stabilito che Twitter e Facebook rientrano nella definizione legale di media e sono vincolati dalla legge.
Ma com’è possibile vincolare alla legge sul silenzio elettorale Twitter e Facebook? I social network manderanno in crash le elezioni? La prospettiva sfiora il ridicolo, anche se ci sono già esperti di campagne elettorali che propongono ai candidati delle varie circoscrizioni che dovessero perdere per pochi voti rispetto a un avversario (in Francia ci sono le preferenze), di impugnare il risultato trovando qualche status o tweet incriminabile.
Il commento del Guardian, dall’alto del suo sarcasmo british, dice più di tante parole:
Fino a queste elezioni, i politici francesi sono stati molto lenti a capire il potere crescente dei social media. Anche la legge francese, a quanto pare.