Con la vittoria del socialista François Hollande, la Francia potrebbe cambiare radicalmente il suo approccio alla Rete e al contrasto alla pirateria. Il 24esimo presidente della Repubblica francese ha mostrato più volte un pensiero differente da chi l’ha preceduto: Sarkozy ha trascinato il paese, con l’Hadopi e altre proposte, nella lista dei cattivi di Reporter senza frontiere, mentre Hollande ha già ribadito che per lui la legge antipirateria «ha dimostrato la sua inefficacia e la sua ingiustizia».
Per l’Hadopi, insomma, le ore potrebbero essere contate.
La soluzione che il nuovo inquilino dell’Eliseo vorrebbe adottare per contrastare la pirateria senza cascare in pericolose censure è la revisione di una vecchia legge francese di circa vent’anni fa, denominata «exception culturelle». Una seconda versione aggiornata garantirà il finanziamento del cinema francese e la tutela del diritto d’autore, secondo modalità comunque ancora tutte da definire. Ai giornalisti, in occasione di un incontro a Nantes nel mese di gennaio, il nuovo inquilino dell’Eliseo aveva detto:
Voglio rompere con questa semplificazione distruttiva che non ha risolto nulla e che ha contribuito a separare inutilmente gli artisti dal loro pubblico. Non esiste una soluzione semplice, ma un nuovo modello da inventare.
Il modello è tipicamente di sinistra e anche tipicamente francese: invece di concentrarsi sul controllo della diffusione della conoscenza sulla Rete tramite il download illegale, ci si concentra sugli aiuti di Stato ai contenuti culturali per ammortizzare gli effetti della distorsione commerciale. Il concetto è che i prodotti culturali, come arte, musica, cinema e letteratura, devono essere trattati diversamente da altri prodotti e quindi esentati dalle norme più restrittive, come quelle doganali europee, per godere di sussidi. Una legge che sarebbe piaciuta a Truffaut, per il quale i libri, il cinema, erano dei salvavita, non semplici oggetti.
Questo proposito, però, si scontra con almeno due problemi: non è ancora chiaro come il neo presidente voglia far rispettare i copyright, e soprattutto ci si chiede dove troverà i soldi. Alcuni commentatori sospettano che un po’ di Sarkozy sopravvivrà all’Eliseo. Precisamente quello che immaginò di tassare i colossi del web con una “Google tax” che potrebbe tornare ora in auge proprio per sovvenzionare gli aiuti previsti per il mondo della produzione e della distribuzione culturale.
Hollande infatti ha preparato una bozza per questa nuova legge che prevede una licenza globale, a copertura anche dei download illegali, da pagare con una tariffa flat in cambio della depenalizzazione. I detentori di diritti saranno in seguito pagati a seconda dei contatti e dei download effettuati delle loro opere secondo una tassazione che, letteralmente, «interesserà tutti i soggetti dell’economia digitale che traggono beneficio dalla diffusione digitale delle opere». Una derivazione nazionale di iTunes Match, si potrebbe dire. Idea che estesa su di una rete nazionale appare ad oggi più un’utopia che non un modello applicabile. Ma Hollande ci proverà ed oltre il 50% dei francesi gli ha dato fiducia.