Il 2013 è stato un anno terribile per la libertà di espressione. Di che stupirsi, nell’anno dello scandalo Datagate e della Siria? L’ultimo rapporto di Freedom House, il Freedom of the Net 2013 è negativo in tutto: metà dei 60 paesi considerati ha peggiorato le condizioni dei cittadini, e il maxi spionaggio, pressoché incontrollato, di tutti i big data della Rete non fa sperare per il futuro.
A rendere però interessante il lungo report dell’organizzazione non governativa è certamente la citazione del nuovo regolamento AgCom. Nell’elenco delle iniziative che la OnG deplora da parte dei governi anche di paesi democratici (l’India, ad esempio, con la sua legge che permette di arrestare una persona per un semplice commento o like su un social network) c’è nella scheda sull’Italia – a pagina 399 – un preciso resoconto della via italiana alla Rete, dagli anni Novanta fino all’agenda digitale partorita dal governo Monti e oggi in seno al governo Letta, passando da una dettagliata carrellata delle tante proposte di legge potenzialmente censorie nei confronti della Rete.
Poi, una stoccata sull’AgCom:
Il partito di maggioranza del Parlamento nomina il presidente e i commissari dell’AGCOM, che quindi sono sotto la pressione governativa e tendono a prendere determinate azioni in materia di trasmissioni televisive, in particolare quando Berlusconi era primo ministro. (…) Angelo Marcello Cardani è stato nominato presidente AGCOM nel luglio 2012 e rimane l’attuale capo del primo ministro Letta. A partire dal dicembre 2010, l’AGCOM ha continuamente chiesto nuovi poteri per condurre in proprio il filtraggio antiipirateria. Secondo la proposta, l’agenzia potrebbe bloccare i siti web ospitati al di fuori del paese e rimuovere i contenuti su server italiani attraverso una revisione interna di cinque giorni, senza alcun grado di supervisione giudiziaria. La mossa è stata criticata dal Parlamento europeo e dai sostenitori della libertà di internet.
Sarzana: critiche ovunque, ma AgCom va avanti
Il più reattivo a questa citazione è ovviamente stato l’avvocato Fulvio Sarzana, che ha di nuovo tuonato contro l’AgCom, pochi giorni dopo l’incontro tenutosi alla Camera dove sono state presentate anche proposte di legge ad hoc. Secondo Sarzana, infatti, quello di Freedom House è soltanto l’ultimo di una serie di pareri che dovrebbero convincere l’autorità garante a fermarsi. Invece:
Nonostante vi siano state prese di posizioni autorevoli, tra le quali si segnalano quelle di Stefano Rodotà e di Noam Chomsky, impassibile di fronte al Rapporto Freedom on the Net 2013, l’Agcom sembra tirare dritta per la sua strada. Preoccupante il fatto che senza ulteriori sorprese tra un mese o poco più ci troveremo tutti nel territorio franco con l’Agcom in qualità di sceriffo del web. E senza alcuna verifica da parte della magistratura.