«Martedì 30 agosto presso il Dipartimento Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico, sono state aperte in seduta pubblica le offerte economiche presentate dalle società ammesse alla gara – Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G – per l’utilizzo delle frequenze 4G (in banda 800, 1800, 2000, 2600). Le offerte iniziali vincolanti presentate ammontano a un totale di 2,3 miliardi di euro».
La comunicazione giunge dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico e sancisce l’inizio dell’asta che porterà alla nuova banda larga mobile su cui potranno svilupparsi i servizi e la connettività del futuro nel nostro paese. La giornata di oggi era molto attesa poiché poteva dir molto su due fronti: da una parte l’apertura delle buste avrebbe dato un valore ad un’asta che da più parti si temeva potesse rivelarsi un fallimento; dall’altra una cifra corposa significa una nuova importate voce all’attivo per le casse dello stato, quantomai assetate di introiti in questa fase di rincorsa all’azzeramento del deficit.
Secondo quanto indicato, fin dalla giornata di domani prenderà il via l’asta «nella quale i partecipanti, a partire da tale importo, potranno effettuare rilanci che incrementino l’ultima offerta in graduatoria di almeno il 3 per cento». I gruppi partecipanti potranno lanciare la propria offerta anche su lotti per i quali non hanno ad oggi espresso alcuna posizione, il che lascia completamente aperta la rincorsa allo spettro. Ignoto, al momento, il dettaglio delle offerte scaturite all’apertura delle buste.
«Tutti e quattro gli operatori gareggeranno per i sei lotti di frequenze a 800 MHz e ciascuno deve ottenerne almeno due (5 MHz + 5 MHz) per costruirci sopra una copertura di rete adeguata», spiegano i tecnici del ministero a Repubblica.it: «Prevediamo di avvicinarci ai 3 miliardi di euro, ma si può già dire che abbiamo evitato il flop: siamo già a un passo da quel livello minimo di incassi, 2,4 miliardi di euro, previsto da Giulio Tremonti nella legge di Stabilità».