L’apopea del PlayStation Network sta assumendo contorni ben più ampi di quanto non fosse inizialmente prevedibile. L’incidente è iniziato in sordina come un rumoroso intoppo che presto sarebbe stato risolto. C’era qualche timore per un possibile attacco DDoS, ma tutto sembrava comunque poter scorrere via come un rumor esagerato ed infondato. Con il passare dei giorni, però, la frittata s’è fatta sempre più ampia. E sembra ormai diventata ingestibile.
PlayStation Network: uovo numero 1
La frittata è iniziata nel momento in cui Sony non ha comunicato agli utenti il pericolo in corso. L’attacco è avvenuto infatti tra il 17 ed il 19 aprile, ed il 20 Sony ha spento i server. A quel punto era chiaro che qualcosa non funzionasse, ma il gruppo ha preferito tacere dei problemi rilevati nella speranza forse di poter ripristinare tutto rapidamente. Ma così non è stato ed a distanza di 6 giorni il primo uovo si rompe: i dati di 77 milioni di utenti sono nelle mani dei cracker.
PlayStation Network: uovo numero 2
Sony si sente tuttavia padrona della situazione e con somma certezza confida di poter escludere il coinvolgimento degli Anonymous nell’attacco. Trattasi infatti di un’operazione finalizzata al furto dei dati, probabilmente a fini di lucro, dunque non dovrebbero esserci motivazioni. Salvo poi dover smentire: sui server è stato trovato un file denominato “Anonymous” e contenente le parole “We are Legion”. E la frittata si fa più corposa.
PlayStation Network: uovo numero 3
Sony ha speso le prime comunicazioni con gli utenti tentando di elargire fior di dettagli con una strategia volta probabilmente a far notare come l’azienda fosse comunque pronta a riprendere in mano la situazione. In quella fase la situazione era apparentemente chiara: il PlayStation Network è sotto attacco, ma nessun problema per il Sony Online Entertainment quantomeno. Le ultime parole famose: quando tutto sembrava confinato e pronto al giro di boa verso la via del ripristino, Sony ha nuovamente invertito i motori per confermare che anche i dati del SOE sono stati trafugati. L’allarme raddoppia, il numero di utenti coinvolti passa a 100 milioni e le procedure per la sicurezza tornano in discussione. E la frittata si fa indigesta.
PlayStation Network: uovo numero 4
Sony si trova disarmata di fronte all’incedere delle notizie, ma i lavori per la sistemazione dei sistemi procedono a spron battuto. Il gruppo si ripresenta così nei giorni scorsi con una vaga promessa: entro fine settimana il PSN dovrebbe essere riavviato. Ma è soltanto l’ennesimo uovo rotto in una frittata che ormai non ha più fine: non solo i server non sono stati riavviati, ma i tempi si allungano in modo indefinito tanto da ipotizzare il 31 maggio come la nuova data utile per il ripristino.
PlayStation Network: la frittata è servita
20 aprile, 31 maggio: oltre un mese di stop significherebbe per Sony una sconfitta storica e per il mondo PlayStation un cataclisma senza pari. Una console nata con un anno di ritardo a causa della necessità di spingere il Blu Ray, una console sofferente in anticipo a causa di una estensione online caduta sotto i colpi dei cracker.
Per far digerire una frittata del genere, Sony non può limitarsi a promettere vaghi “Welcome Back” o misure di tutela contro le truffe. C’è da ripristinare una fiducia, un brand, un amore spezzato. Certe indigestioni non si dimenticano.