Si è parlato per la prima volta di Fuschia lo scorso anno, ipotizzando la nascita di un nuovo sistema operativo marchiato Google con l’obiettivo di unificare le piattaforme Android e Chrome OS. Non si tratterà invece di un punto di convergenza tra le due tecnologie, bensì di qualcosa di completamente inedito, con tutta probabilità indirizzato al sempre più promettente ambito della Internet of Things e a quello relativo ai device connessi, come quelli riconducibili alle smart home.
Nel fine settimana sono comparse in Rete alcune informazioni concrete sul progetto. Una è stata condivisa da David Yang, ingegnere in forza al gruppo di Mountain View al lavoro proprio su Fuchsia, che come visibile dal tweet allegato di seguito afferma di aver utilizzato un emulatore (QEMU) basato sul nuovo S.O. per inviare il tweet. È poi apparso per la prima volta il logo ufficiale del programma (visibile nell’immagine in apertura), all’interno della documentazione pubblicata su GitHub. Una forma che richiama alla mente il simbolo dell’infinito, ma con uno dei due cerchi più grande dell’altro e con una progressione diagonale.
Hello World. This is the first tweet sent on a #Fuchsia device (emulator).
— David Yang (@dvdwasibi) March 10, 2017
La principale differenza rispetto ai già citati Android e iOS, che come ben noto si basano sul kernel di Linux, è costituita dal fatto che Fuchsia prende vita dal “little kernel” Magenta (ecco spiegata l’origine del nome), assicurandosi così un’infrastruttura più leggera, agile e che ne faciliterà l’embed nei dispositivi dotati di risorse hardware piuttosto limitate.
Sempre dal punto di vista tecnico, l’emulatore sembra al momento in grado di eseguire alcune operazioni come quelle legate a un browser WebKit basato sulla user shell Armadillo. Non è del tutto chiaro come Google abbia intenzione di impiegare questa piattaforma, ma maggiori informazioni a tal proposito potrebbero giungere nel corso dell’evento I/O 2017, in scena nel mese di maggio e rivolto alla community di sviluppatori.