Nei giorni scorsi abbiamo ospitato unarisposta di Gabriella Carlucci che spiegava la genesi della propria proposta di legge contro l’anonimato in Rete. Nei giorni successivi il Web ha potuto così esprimersi in proposito, mentre nel frattempo la proposta veniva assegnata alla Commissione Trasporti per proseguire il proprio percorso verso l’approvazione. Ci scrive ora nuovamente l’Ufficio Stampa di Gabriella Carlucci con una ulteriore replica volta a chiarire nel merito la proposta dell’onorevole. Ecco pertanto quanto indicato nel comunicato:
«Nei giorni scorsi in rete si è discusso parecchio, in alcuni casi in maniera violenta e offensiva, sulla proposta di legge avanzata dall’On. Gabriella Carlucci in merito al vietare l’anonimato in rete. La proposta in questione non è affatto liberticida anche se con le opportune modifiche. Prima di tutto vanno fatte alcune premesse, vanno cioè spiegati con chiarezza alcuni termini che forse alcuni critici non hanno ben capito o che fanno finta di non capire.
A questo punto ci permettiamo di bypassare l’intera nomenclatura (“Illegale”, “Libertà”, “Diritto”, “Anonimato”, eccetera) proposta nel comunicato, anche perché letteralmente frutto di un copia/incolla dal sito SecondoProtocollo.org. Anzi, proseguendo nell’analisi del testo si nota come l’intero comunicato derivi dalla medesima pagina, datata 14 Marzo. Il resto della lettera viene comunque in seguito riportato in ossequio alla richiesta di pubblicazione formulata (i grassetti sono una aggiunta nostra per sottolineare alcuni passaggi fondamentali, ndr):
«È stato detto che la proposta di legge avanzata dall’On.Carlucci di vietare l’anonimato su Internet tende a mascherarsi dietro alla pedofilia, ai reati di diffamazione (sempre più frequenti) e ad altri reati, ma che in effetti è studiata per difendere il Diritto d’autore e punire chi illegalmente scarica dalla rete opere coperte da tale Diritto. Bene, e se così fosse cosa ci sarebbe di strano? Gli stessi critici della proposta di legge ammettono che scaricare o diffondere opere coperte dal Diritto d’autore è illegale (scaricamento illegale). Cioè, ci sembra che i critici della proposta di legge vogliano chiedere la libertà di violare il Diritto altrui. E come se una persona qualsiasi comprasse un mobile e poi non pagasse il mobiliere e pretendesse poi di avere anche ragione. Il concetto di legalità dovrebbe essere chiaro e non ci sembra quindi che ci siano i presupposti per basare una critica su queste basi.
Lo stesso discorso va fatto per i casi di diffamazione. Si chiede di rimanere anonimi per avere la possibilità di diffamare gli altri senza però essere perseguiti o senza dare la possibilità al diffamato di potersi difendere. Ma di che libertà si sta parlando? Forse di quella a delinquere? E non vale in questo caso il diritto di cronaca o di critica da più parti paventato, diritti sacrosanti e che vanno difesi a tutti i costi ma che non possono, per la stessa definizione del Diritto, violare i Diritti altrui. Se io ho una critica o addirittura una accusa da muovere verso qualcuno e sono sicura che quello che affermo corrisponda a verità, che necessità ho di nascondermi dietro all’anonimato? L’Italia non è la Cina (o altri Paesi) dove l’anonimato è spesso una necessità che può salvare la vita.
Internet oggi come oggi è diventato il maggior mezzo di comunicazione a livello globale e proprio per questo si presta sia a diffondere notizie vere (spesso celate da terribili censure), a diffondere tragedie e violazioni del Diritto, ma per lo stesso motivo si presta a commettere reati gravissimi o a praticare l’illegalità. Che società è quella che giustifica un atto illegale con le libertà individuali? Il termine stesso di società presuppone che ci siano delle regole e non che esista la completa anarchia. Chi non delinque non ha niente da temere, almeno nella nostra società, mentre chi ha intenzione di delinquere vuole che internet rimanga così com’è ora, un’isola di completa anarchia dove non esistono leggi specifiche. Quando una legge o delle regole vengono create per difendere un Diritto non sono lesive e non devono essere considerate come tali. Se regole chiare per internet non violano i sacrosanti Diritti ma tendono a difenderli, non possono che essere le benvenute.
Nella proposta di legge formulata dall’On. Carlucci, non si ravvisa alcuna limitazione del Diritto, anzi, si ravvisa la volontà di colpire chi delinque, che sia chi viola il Diritto d’autore o che sia un pedofilo. Contrastare questa proposta di legge basandosi sul fatto che sia stata creata per colpire chi scarica illegalmente dalla rete prodotti coperti da copyright è semplicemente ridicolo, perché si chiede di chiudere gli occhi di fronte ad una palese illegalità. Che poi la proposta non sia perfetta è un’altro discorso. Di certo va perfezionata, per esempio garantendo l’anonimato pubblico anche attraverso l’uso di un nick name, cioè garantendo alle forze dell’ordine la piena disponibilità all’accesso dei dati di chi posta su internet ma lasciando a quest’ultimo la facoltà di rendere pubblico o meno il proprio nome. Vanno precisate meglio le responsabilità di chi gestisce socialnetwork, piattaforme di blog, forum o chat collettive, nel senso che va demandato a loro l’accertamento della identità degli utenti (Facebook lo fa già chiedendo un numero di cellulare attivo) e nel caso ciò non avvenga che siano loro i responsabili di quanto pubblicato nei blog, forum o chat da loro gestiti.
Non vale poi la “scusa” che le forze dell’ordine hanno già in mano i mezzi necessari per rintracciare chiunque su internet. A parte che non sempre è vero, poi non si capisce perché le forze di polizia debbano dannarsi l’anima per mesi a dare la caccia a qualcuno che salta da un server all’altro spendendo denaro pubblico in gran quantità quando potrebbero benissimo sapere chi è nel giro di pochi minuti. Ci sono centinaia di denunce pendenti per reati commessi su internet che la polizia non riesce a “lavorare” perché ci vuole troppo tempo a rintracciare i colpevoli e perché sono costretti, per lo stesso motivo, a dare la precedenza ai reati più gravi quali la pedofilia. Quindi, magari è vero che potenzialmente la polizia può rintracciare chiunque, ma in pratica non è così».
Update
Riceviamo una puntualizzazione utile e necessaria direttamente dall’ufficio stampa dell’on. Carlucci: «Ci teniamo a precisare che si tratta di un documento che Secondo Protocollo ci ha autorizzato a diffondere».