Samsung ha rilasciato una dichiarazione ufficiale a CNET tramite la quale nega ogni accusa di aver usato delle ottimizzazioni software volte a falsificare i test di benchmark effettuati sul Galaxy Note 3. È la seconda volta nel giro di pochi mesi che la casa sudcoreana si difende da accuse del genere: in passato, infatti, era dovuta intervenire circa il Galaxy S4.
Un portavoce ha affermato che «il Galaxy Note 3 massimizza le frequenze della CPU/GPU quando vengono eseguite funzioni che richiedono elevate prestazioni. Questo non è stato un tentativo di falsare determinati risultati di benchmarking. Rimaniamo impegnati a fornire ai nostri clienti la migliore esperienza utente».
Si tratta di una dichiarazione volta a porre fine al clamore creatosi in queste ore attorno al Galaxy Note 3, che secondo Anandtech prima e Ars Technica dopo utilizzerebbe una ottimizzazione software per aumentare le performance della CPU Snapdragon proprio quando rileva l’esecuzione dei più popolari test di benchmark. Secondo l’azienda, queste ottimizzazioni si verificano ogni volta che il nuovo Note 3 esegue feature che richiedono performance notevoli.
Un più approfondito studio condotto da Ars Technica ha comunque rivelato che non è solo Samsung a usare delle ottimizzazioni per i benchmark, ma quasi tutti i produttori OEM di dispositivi Android, tranne Google e Motorola. Samsung è però stata finora l’unica a intervenire ufficialmente per negare ogni accusa.
I benchmark vengono usati da numerosi siti di tecnologia per le recensioni dei prodotti, così da dare un’indicazione generica della potenza di un device rispetto agli altri competitor. Ed è proprio per questo motivo che i costruttori tengono in considerazione tali parametri, a volte usando qualche escamotage per aumentarli il più possibile.