«La sicurezza dei minori che utilizzano Internet deve essere garantita in primo luogo da chi produce i contenuti di Internet. Occorre tuttavia anche una decisa opera di sensibilizzazione e di controllo da parte di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti»: così il Garante per la Privacy ha voluto distribuire le responsabilità per i pericoli della Rete, vedendo le stesse come in comproprietà tra chi deve garantire un sufficiente grado di sicurezza per i servizi online e quanti hanno una responsabilità istituzionale nei confronti dei cittadini.
Il teorema riportato dalla comunicazione del Garante per la Protezione dei Dati Personali è quello per cui il quadro educativo stia cambiando così come sta cambiando il modo di apprendere da parte dei ragazzi. Alla luce della crescente centralità dello strumento informatico, quindi, va rivista una intera filosofia che in passato vedeva soprattutto la tv al centro delle iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei minori. «L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, a Strasburgo, ha approvato recentemente una Raccomandazione rivolta agli Stati membri del Consiglio d’Europa ed ai Parlamenti nazionali, per richiamare l’attenzione sulla necessità e l’opportunità di fare di più per garantire la navigazione sicura dei minori su Internet. Il mutamento provocato da Internet e dalle nuove tecnologie nelle abitudini di vita e nell’apprendimento dei minori è enorme, come ormai più volte sottolineato, e comporta una vera e propria rivoluzione del concetto di privacy e vita personale. I minori vivono sempre più su Internet (metaforicamente e in senso reale) e compiono il proprio percorso di crescita attraverso mondi virtuali spesso senza regole chiare o precise. D’altro canto, sta riducendosi l’impatto dei media tradizionali (giornali, radio, televisione) quali veicoli di sensibilizzazione e modelli di comportamento». Il Garante aggiunge inoltre a questo quadro «l’assenza di regole definite e pratiche spesso aggressive di profilazione e marketing online mirate ai minori senza che questi siano in grado di difendersi adeguatamente».
Sempre di più, quindi, occorre un approccio duplice: da una parte un controllo rigido su chi fornisce i servizi; dall’altra una forte attività pedagogica volta a formare nei giovani una consapevolezza piena di quelle che sono le dinamiche del mercato ed i rischi che si celano dietro le promesse di prodotti, siti e servizi che si possono incontrare. «In primo luogo, è opportuno creare “spazi sicuri” per i minori mediante l’utilizzazione della tecnologia per aumentare la sicurezza dei minori (filtri, dispositivi di limitazione degli accessi) coinvolgendo il mondo industriale e delle imprese. In secondo luogo, è necessario promuovere attività di sensibilizzazione attraverso l’azione congiunta delle aziende che operano su Internet e dei governi nazionali. Il Consiglio chiede poi ai produttori di contenuti online e all’industria dei media di mettere a punto ed applicare codici di condotta per la tutela della privacy, la promozione di attività commerciali appropriate per i minori e la sensibilizzazione sui contenuti nocivi e dannosi, anche attraverso centri di ascolto e linee telefoniche dedicate».
Nei confronti delle inadempienze, infine, occorre un giro di vite fermo e radicale. Per questo il documento dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa «segnala l’opportunità di valutare un inasprimento delle norme sulla responsabilità degli Internet provider per i contenuti illeciti o dannosi»: la responsabilità sociale radicata in comportamenti lesivi dei diritti dei minori va punita per dar forma ad un vero deterrente da ulteriori comportamenti pericolosi.