«Non è tollerabile che i Governi svolgano un’opera di sorveglianza così massiva, generalizzata ed indiscriminata come quella rivelata dal Rapporto Vodafone. Così come non è accettabile che i Governi accedano direttamente alle telefonate dei cittadini, al di fuori delle garanzie previste dalla legge e senza un provvedimento della magistratura. E questo vale innanzitutto per i Paesi europei dove vige un ordinamento rispettoso dei diritti fondamentali delle persone».
L’intervento di Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy, ha un tono alto, che sembra andar oltre il semplice ruolo istituzionale dell’Authority: sono queste parole di commento e di indicazione, frasi che guardano al futuro sulla base di un passato che ha palesato qualcosa di cronico e pericoloso. Nasce tutto dal rapporto con cui Vodafone ha tolto i veli sulla situazione, trasformando la leggenda metropolitana in paradossale e cruda realtà: il Grande Fratello è una entità il cui volto che prende forma attorno alle rivelazioni del Datagate, il vaso di Pandora da cui tutto è scaturito.
Se dunque è uno dei maggiori carrier internazionali a certificare il fatto che alcuni governi hanno l’orecchio teso sulle discussioni degli utenti, allora è ufficiale il fatto che c’è da preoccuparsi ben oltre qualsiasi becero complottismo: è questione di privacy, di libertà di espressione e di democrazia.
Continua Soro: «Quello che a partire dal Datagate sta emergendo a livello globale è l’assoluta necessità di ripensare e riequilibrare il rapporto tra sicurezza e privacy, spostando il baricentro nella direzione della difesa del diritto al rispetto della persona e quindi della sua libertà e della sua dignità». In queste parole si manifesta la cifra politica delle parole del Garante: per una volta la difesa della privacy non è fine, ma mezzo. La tutela dei dati personali non è l’obiettivo ultimo, ma è un tramite fondamentale poiché in grado di garantire qualcosa di ancor più grande e prezioso: la democrazia.
Va riaffermata l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali. Non si può in alcun modo giustificare la pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini perché in questo modo si rischia di calpestare l’essenza stessa del bene che si vuole difendere