Dopo la relazione di Corrado Calabrò relativamente al mondo delle comunicazioni in Italia, è oggi stato il momento di Francesco Pizzetti, a capo dell’Authority per la protezione della Privacy. Ed anche in questo caso la rete è stata al centro dell’attenzione, nel caso specifico nelle vesti di luogo-non-luogo in cui ancora non sono chiare a tutti le conseguenze di ciò che si va a fare in questa particolare dimensione.
Il primo cenno alla rete giunge nel passaggio in cui il Garante descrive in linee generali il contesto in cui sta lavorando: « […] Un Paese che vede i suoi giovani, ormai “nativi di Internet” e non più come noi, soltanto degli “immigrati in Internet”, vivere in un nuovo e virtuale “Mondo delle meraviglie”, dimentichi che sulla rete corrono idee e manifestazioni del pensiero, dell’arte e della creatività insieme a forme perverse e abiette di comportamenti umani».
La prima stilettata è contro la televisione: i processi celebrati in tv (già bocciati da Calabrò per differenti motivazioni) non aiutano il dibattito né l’informazione ed anzi creano cicaleccio che spesso oltrepassa il senso del buongusto e i limiti della privacy delle persone coinvolte. Quando si passa alla rete, invece, sono vari gli spunti su cui il Garante punta il dito chiedendo più che altro di tenere alta l’attenzione contro derive potenzialmente pericolose. In primis, infatti, è l’accesso ai servizi online che va regolamentato, controllato e garantito: «Il Garante condivide l’obiettivo di “tagliare” la carta, snellire le procedure, digitalizzare l’Amministrazione. Occorre, però, garantire che la digitalizzazione delle informazioni e la loro messa in rete non ne comprometta la sicurezza, la correttezza, l’affidabilità. La protezione dei sistemi di trasmissione telematica utilizzati dall’Amministrazione è essenziale, tanto più nei numerosi settori in cui vengono trattati dati sensibili».
A questo punto il Garante introduce la parte più tecnica della propria relazione analizzando una casistica che ha sollevato più di un dubbio negli ultimi mesi: se Google e Microsoft si impegnano per un servizio online utile ad organizzare meglio il rapporto tra utenti e sanità, è inevitabile porre seri interrogativi sulla portata del fenomeno. Ancor più, peraltro, se uno dei fondatori di Google ha in famiglia una moglie che si occupa di analisi del DNA tramite un servizio ad hoc anch’esso online. Ancora, senza scendere negli apocalittici scenari a “Grande Fratello” delineati da alcuni, è l’organizzazione sanitaria in sé a dover meglio regolare i propri meccanismi al fine di non creare una Babele di dati modificabili, cancellabili, confondibili e non adeguatamente tutelati.
Dice, senza citare alcun caso specifico, il Garante: «Un esempio per tutti: la sanità online. Rendere accessibili e magari modificabili, a un numero elevato di operatori i dati contenuti in una cartella clinica elettronica può determinare rischi gravissimi per il paziente a causa di errori o peggio, di manipolazioni. Ciò può avvenire ovviamente anche per un gran numero di altri dati: da quelli anagrafici, a quelli relativi a transazioni economiche e finanziarie tra cittadini e amministrazioni, a partire dall’accredito e dal pagamento delle pensioni. Per questo, mentre apprezziamo molto l’intento di facilitare a tutti l’accesso ai servizi online, moltiplicando gli sportelli telematici anche attraverso il ricorso a quelle che sono state definite “reti amiche”, chiediamo di essere sentiti per quanto atterrà alle modalità di attuazione. Su questo alle Istituzioni assicuriamo collaborazione e ai cittadini vigilanza».
La relazione continua quindi con una chiara posizione nei confronti di quello che è il rapporto tra l’utente e i servizi online: «Apprezziamo le innovazioni come quelle promosse da Google, quali la localizzazione geo-satellitare, la detenzione in siti protetti dei dati sanitari degli utenti, l’archiviazione in siti dedicati di tutto il traffico mail degli utenti. Ne vediamo però anche le possibili derive. Assistiamo con vigile attenzione al diffondersi di Youtube e dei nuovi Social Networks, quali, tra i tanti, Myspace, Facebook, Asmallworld, che consentono a milioni e milioni di persone di scambiarsi notizie, informazioni, immagini, destinate poi a restare per sempre sulla rete. Il che può determinare in futuro, specie nel momento dell’accesso al lavoro, rischi anche gravi per giovani e giovanissimi, che spesso usano queste tecnologie con spensieratezza e inconsapevolezza. Sentiamo il dovere di dare al più presto su tutte queste novità indicazioni chiare, anche per consentirne agli utenti un uso più attento e informato».
Pubblicità comportamentale, geomarketing, detenzione in siti protetti dei dati relativi alla salute delle persone: sono questi gli elementi di maggior rischio identificati dall’authority. Ed è questa quella che il Garante definisce come la più difficile delle sfide: «È il mondo affascinante e difficile in cui viviamo. È il mondo del cybercrime contro il quale si è appena data vita ad una Convenzione internazionale che anche noi dobbiamo rispettare, ma è anche il mondo di una libertà virtuale senza confini, che permette di entrare in contatto con gente di tutti i continenti. È il mondo della ipervelocità, che mette sempre più in crisi le tradizionali dimensioni dello spazio e del tempo, con le quali l’uomo ha sempre convissuto. Per noi, Autorità di protezione dati, è la frontiera più avanzata. Quella sulla quale dobbiamo trovare ogni giorno il giusto punto di equilibrio».