Il caso del sito che ha messo in rete una lettera falsa di una conversazione tra Berlusconi e Confalonieri è la spia delle degenerazioni che stanno avvenendo nel mondo dell?informazione
Giusto, come non essere d’accordo con questo incipit di Roberto D’Agostino.
Ma prima di tutto, con l’intervento di Dagospia, abbiamo sgonfiato nel giro di pochi minuti una bufala che impazzava sul web e via passaparola
Eh no, qui la storia la si sta riscrivendo a proprio comodo. Perchè il blog La Privata Repubblica lo avrebbero letto in quattro, invece Dagospia è stato il vero megafono ed è nel momento in cui la “non-notizia” è divenuta pubblica che il tutto si è tramutato in vera e propria “notizia”. Riscrivere questo passaggio a proprio vantaggio è, oltre che ingiusto, anche doloso.
L’era della verosimiglianza è finita: perché è il modo più facile e vigliacco di gettare fango sulle persone. Che poi si giustificano: ma era tutto uno scherzo…
Punto primo: abbiamo letto la finta intercettazione (se ne trovano tracce sul web) ed è davvero un esercizio di fantasia il poter credere che quel testo fosse autentico. Lo scherzo è del tutto esplicito, dunque caricare l’autore di eccessive responsabilità è oltremodo sbagliato. La critica all’opportunità, alla grettezza o alla goliardia dello scherzo è un discorso a parte. Punto secondo: giustificarsi con “era uno scherzo” è pur sempre meno colpevole del giustificarsi attribuendo ad altri responsabilità proprie (forse, visti i protagonisti della falsa intercettazione, sarebbe stato meglio affidarsi ad un “siamo stati fraintesi”). La verifica delle fonti e la citazione delle stesse sono veri e propri dogmi, ma Dagospia evidentemente intende negarli entrambi:
Infatti mai abbiamo nemmeno pensato di pubblicare l’indirizzo del sito
Lo sfortunato commento di D’Agostino sulla vicenda si chiude con l’ennesima versione revisionista che intende far passare alla storia una versione riveduta e corretta della realtà:
Ma ormai la degenerazione-mediatica che sta prendendo il sopravvento preferisce, in mancanza dei fatti reali, di buttarsi sul reality. Al vero che non c’è, avanti col verosimile, ingannando tutti e infilando altra merda nel ventilatore
Il cerchio si chiude e la responsabilità è nuovamente gettata sul blog LPR. Blog chiuso presumibilmente per eccesso di traffico grazie all’eco provocata da Dagospia e da ADNKronos.
E sull’agenzia di stampa si spende uno dei capitoli più tristi dell’intera vicenda. Perchè prima l’agenzia cade in fallo prendendo da Dagospia una notizia inesistente. Poi, peggio ancora, non verifica le proprie informazioni e, presumibilmente con una (paradossalmente) superficiale ricerca su Google, ricollega La Privata Repubblica ad un server nelle Antille. Infine, l’agenzia scrive che “la magistratura romana avrebbe deciso di oscurare il sito”: a quanto emerso finora, un ulteriore estremo esercizio di fantasia. Se così non fosse, raggiunto il fondo si inizierebbe a scavare.