Facebook, forte di una community da 1 miliardo di utenti che raccontano di sé (più o meno esplicitamente) un innumerevole quantitativo di informazioni personali, ha la possibilità di estrapolare statistiche di ogni tipo mediante la semplice analisi linguistica dei flussi di comunicazione veicolati. Nel contesto di precisi esperimenti, tali flussi vengono incanalati in statistiche che in seguito il gruppo rende pubblici.
L’ultimo in ordine temporale è un report relativo al modo in cui genitori e figli interagiscono sul social network: l’impennata nelle amicizie avviene ad esempio a 13 anni (non appena l’iscrizione dei minori è possibile), ma prosegue addirittura oltre i 50 anni (in quei rari casi nei quali il genitore è ancora presente e desideroso di iscriversi al social network di Mark Zuckerberg. Ma i dati vanno ancor oltre, riuscendo ad esempio a tratteggiare il tipo di interazione che si ha tra madre e figlia, tra padre e figlio, tra padre e figlia o tra madre e figlio. Le parole usate possono dire molto poiché servono a connotare il tipo di premure, consigli e condivisioni che le parti mettono in gioco nel dialogo reciproco.
I dati, sottolinea Facebook, sono utilizzati in modo anonimo: i dialoghi sono estrapolati dai database senza essere accompagnati dai nomi degli utenti, dunque ogni analisi di questo tipo esclude qualsivoglia violazione della privacy degli iscritti al network. Nelle tabelle seguenti alcune delle curiosità rilevate: