Cadenzialmente si torna a parlare di carputer. Un concetto vago, un concetto che cerca definizione, ma un concetto che ispira suggestioni che vanno al di là delle paure derivanti dal mercato. Il computing a bordo di un’automobile, infatti, può generare quel valore aggiunto che fa da discriminante tra la scelta di un veicolo ed un’altro. Nonostante la grave crisi che ha coinvolto il settore a livello globale, c’è chi crede in una pronta ripresa ed in ghiotte opportunità: Linux e Intel saranno della partita.
LAvori e progetti separati ed autonomi, ma che convergono tutti su di un nome: Genivi. Attorno al neonato brand si ammassano le speranze di una nuova cordata di produttori i quali dovranno unire ora le rispettive esperienze e le rispettive ambizioni per riuscire a porre in essere un qualcosa che ad oggi ha trovato mille forme e nessuno standard. Secondo quanto indicato sul sito ufficiale, sono i seguenti i gruppi firmatari all’atto della fondazione del team: BMW Group, Wind River, Intel, GM, PSA, Delphi, Magneti-Marelli, Visteon. Gli obiettivi sono evidenti: far leva sull’apertura della piattaforma per estendere il bacino potenziale d’accesso, cercando così negli sviluppatori l’arma aggiuntiva per arricchire l’offerta “in-car” risultante.
Genivi ha un obiettivo, soprattutto, nel mirino: l’infotainment. La piattaforma in preparazione punta su questo elemento già nel proprio nome (In-Vehicle Infotainment – IVI) comprendendo in questa definizione «musica, news, internet e multimedia, navigazione, mappe e telefonia».
“Geneve”, «la città della pace», e “IVI”, da cui Genivi. Intel ha predisposto sul proprio sito tutte le informazioni utili per chiarire il ruolo della propria Open Infotainment Platforms (OIP) nel progetto, vista come valida soluzione per la scalabilità, il risparmio ed il giusto bilanciamento di performance per un concept che andrà calibrato sulla domanda proveniente direttamente dall’utenza. Linux, giocoforza, è la scelta obbligata per un progetto che si pone in primis la volontà di «ridurre drammaticamente i costi di sviluppo», «accelerare i tempi di arrivo sul mercato», «predisporre completa trasparenza del codice» e godere di opzioni di integrazione tra più soluzioni.
Gli esperimenti per portare l’infotainment in automobile sono ormai cosa di lunga data. Apple ha approcciato il problema integrando l’iPod con alcuni modelli, ma si è trattato di un esperimento limitato e di scarsa ambizione. Microsoft ha fatto vedere sul marchio Fiat quali sinergie possano scaturire, ma anche in questo caso il tutto si è limitato ad un progetto privo di possibilità di sviluppo. Genivi non può vantare ad oggi alcun risultato, ma nel contempo può palesare grandi prospettive: un sistema complesso, che si integri con il computing casalingo e che permetta di godere anche in mobilità, anche in viaggio, dei servizi e dei contenuti che la rete può offrire.
Solo un problema si prospetta all’orizzonte: la crisi del mondo dell’auto sembra più profonda di quanto non ci si potesse aspettare, e probabilmente si uscirà da questo momento con un mercato profondamente cambiato nei suoi equilibri, nei suoi paradigmi e nell’architettura dei propri prodotti. Genivi, così come tutti gli altri progetti omologhi, dovrà quindi dotarsi anche di un certo grado di lungimiranza: non si lavora certo per il breve periodo ed il lungo periodo è, oggi come mai prima, un enorme punto interrogativo.