Addio TTIP? Non ufficialmente, e forse neppure ufficiosamente, ma la spallata del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel è di quelle che si sono fatte notare. Dalla Germania sono infatti arrivate dichiarazioni al vetriolo contro gli accordi UE-USA, parole da un lato istituzionali (dichiarando di fatto falliti i tentativi di accordo) e dall’altra politiche (ricusando nel merito la sostanza degli accordi). Sentenze nette, che meritano un approfondimento se non altro per la grande eco raccolta sui giornali europei, ma anche una presa di posizione che sembra avere i toni sospetti della dialettica politica, più che i toni freddi della burocrazia della concertazione.
Queste le dichiarazioni di Sigmar Gabriel secondo Associated Press: «Secondo me, i negoziati con gli USA sono di fatto falliti, anche se nessuno lo ammette. E questo perché dopo 14 round di colloqui ancora non si è trovato l’accordo neanche per uno dei 27 capitoli sul tavolo. Noi europei non dobbiamo soccombere alle richieste americane.
In Europa abbiamo già il nostro modo di vivere insieme».
Tra le righe si possono leggere molte cose: anzitutto una opinione personale, non supportata da alcuna posizione istituzionale vicina ai trattati (il “secondo me” iniziale isola le parole al rango di mera opinione, nonostante l’alta carica ricoperta). Inoltre quel “anche se nessuno lo ammette” confina l’opinione al di fuori del trattato stesso: chi lavora al TTIP continua a lavorarci e il tramonto del tentativo non sarebbe dunque prossimo. “Non dobbiamo soccombere alle richieste americane” (riportato da altre fonti con l’aggiunta del rafforzativo “supinamente”) è invece un giudizio politico ulteriore, che rende ancor più colorate le dichiarazioni del vice cancelliere. Nessun commento giunge dall’UE così come nessuna rettifica ufficiale viene firmata da Angela Merkel, da par suo favorevole al TTIP.
Che siano giorni particolarmente frenetici per Sigmar Gabriel è chiaro anche da altre dichiarazioni rilasciate nel giro di poche ore: dapprima attacca Angela Merkel sull’immigrazione, quindi attacca l’UE per l’ipotetico trattamento di favore al Regno Unito in caso di Brexit, infine difende il proprio “dito medio” ad alcuni giovani attivisti che lo definivano un traditore delle origini naziste del padre (difeso in ciò anche dal proprio partito SPD).
La fine di questa carrellata è sul TTIP, che il vice cancelliere ha voluto allontanare con forza: sebbene la sua non sia una opinione destinata ad incidere direttamente nelle trattative (condotte a livello europeo e non nazionale), le sue dichiarazioni sembrano infiammare ulteriormente il clima attorno ai trattati, offrendo nuove argomentazioni al folto partito del “no”. Le proteste organizzate per il 17 settembre contro il TTIP vedranno probabilmente Sigmar Gabriel scendere in piazza per raccogliere consensi a circa un anno dalle prossime elezioni tedesche, il che sembra meglio contestualizzare l’improvvisa sortita del vice-Merkel.
L’origine delle dichiarazioni di Sigmar Gabriel, insomma, sembrano legate più a diatribe interne che non a voci di corridoio basate sul trattato con gli USA. Al tempo stesso proprio tali diatribe interne sembrano essere oggi la minaccia maggiore agli esiti della trattativa, mettendo in luce un’Unione Europea lacerata su differenze di principio tanto in ambito economico quanto su altri piani (dall’ecologia al diritto). Se non è vero che il TTIP sia vicino al tramonto, o comunque non sono le dichiarazioni di Sigmar Gabriel ad avvicinarne la fine, è altrettanto vero che la strada per il traguardo è costellata di polemiche tutte da sciogliere.