Non si combatte la pedopornografia nascondendo i siti che ne distribuiscono i contenuti. Sebbene valida ad una analisi superficiale, questa strategia nasconde invece una grossa ipocrisia: gli effetti sulla realtà sono minimi ed i pericoli che la cosa comporta sono elevati. La Germania ha deciso pertanto di fare un passo indietro e, non senza un certo coraggio nei confronti dell’opinione pubblica, ha deciso di annullare le precedenti decisioni in merito alla censura online.
Il precedente intervento imponeva ai navigatori un messaggio di “Stop” di fronte a siti Web ritenuti pericolosi. La lista era composta dalla Polizia della federazione e contava ormai un alto numero di riferimenti. Questo tipo di censura non ha però avuto effetti concreti: aggirare il blocco è semplice e la natura della Rete consente una rigenerazione rapidissima dei network portando al proliferare continuo di nuovi riferimenti con i medesimi contenuti. La lotta tra guardia e ladri è pertanto una lotta impari che le autorità hanno voluto interrompere: inutile continuare a rincorrere la chiusura dei siti quando in realtà chi cerca i contenuti pedopornografici sa come muoversi per arrivare a destinazione.
Dietro la censura, infatti, si celava un rischio ulteriore: quello dell’ostruzione alla libertà di espressione. Onde evitare qualsivoglia problema, si è scelto di abbracciare la linea di principio ed evitare scomposti interventi di chiusura. Se già ad oggi si riesce ad intervenire relativamente in fretta sulla rimozione dei contenuti illeciti, allora si è preferito optare per questo tipo di strategia: non il blocco del sito, ma la ricerca del server e la rimozione (quando possibile) del contenuto in sé.
Invece di una soluzione “a valle”, insomma, la Germania intende cercare inoltre una soluzione “a monte”: «La pornografia infantile non è un problema di Internet. Queste immagini e questi video debbono arrivare da qualche fonte». Il problema è l’abuso, mentre la distribuzione è soltanto una conseguenza, una manifestazione. La Germania, su questo punto, intende farsi antesignana di una nuova linea europea di intervento sul problema, con minor ipocrisia e maggior coraggio: per sradicare i network di distribuzione occorre agire sulla produzione e su chi trae lucro all’interno della filiera.