Procurarsi una frattura non è certo piacevole, ma può esserlo ancora meno passare mesi con un arto immobilizzato da un calco in gesso che impedisce qualsiasi movimento. Se poi l’infortunio avviene in estate all’elenco dei fastidi si aggiungono la naturale sudorazione della pelle e l’impossibilità di trovare sollievo con una doccia. In futuro le cose potrebbero andare diversamente, grazie all’idea di Jake Evill che ha pensato di affrontare il problema affidandosi alle stampanti 3D.
Dopo secoli di stecche e ingombranti calchi in gesso che hanno provocato prurito e irritazione a milioni di bambini, adulti e anziani, abbiamo finalmente portato i metodi per la cura delle fratture nel 21esimo secolo. L’esoscheletro Cortex offre un sistema tecnologico avanzato di supporto localizzato ai traumi, completamente ventilato, molto leggero e igienico, riciclabile e anche bello esteticamente.
Un vero e proprio esoscheletro, simile a quello che nei film di fantascienza viene indossato come corazza protettiva esterna. La funzione di Cortex, questo il nome del progetto, non è poi molto differente: mantenere ferme le ossa da riparare per favorirne la rigenerazione, evitando al tempo stesso urti con oggetti esterni. Il tutto però con un vantaggio: la maggior parte della cute non è coperta e l’aria è libera di circolare mantenendo i tessuti asciutti.
Come ben visibile dall’immagine allegata, sono tre i passaggi necessari per la realizzazione di Cortex: tradizionale esame diagnostico ai raggi X per stabilire esattamente in quale punto è avvenuta la rottura, scansione in tre dimensioni della parte interessata per rilevarne con precisione dimensioni e conformazione, stampa in 3D del calco da indossare. Lo scatto seguente mostra invece come la struttura possa essere modificata in modo da presentare una maglia più fitta in prossimità dei punti da tutelare, offrendo così maggiore protezione.