In queste prime settimane di download forsennato di applicazioni per il tablet di Apple, si sono puntati i riflettori sulle sue caratteristiche editoriali. Non è un mistero infatti che all’iPad è stato dato il compito gravoso di salvare i giornali, in piena crisi finanziaria.
Gli italiani non fanno certo eccezione, anzi: non esiste testata di un certo rilievo che non abbia subito distribuito la propria versione per iPad. Basta un click su iTunes, si carica l’applicazione e il gioco è fatto. L’ansia di esserci, però, non sta facendo fare una gran figura ai nostri. La differenza con le proposte estere è per ora molto sensibile.
Un conto, infatti, è proporre dei contenuti improntati al device che li ospita, come gli esempi davvero strepitosi di Wired, il New York Times, la Associated Press. Ciascuno di loro ha realizzato delle impaginazioni stupefacenti, con features che permettono al lettore di spostare e assemblare i contenuti a piacere. La rivista di Chris Anderson sperimenta in questa versione una interattività tra contenuti editoriali e pubblicità che potrebbe diventare lo standard mondiale per il futuro.
Un altro conto è fare come in Italia, dove i maggiori quotidiani hanno semplicemente messo a disposizione i pdf dell’edizione mattutina. Con qualche aggiunta multimediale e poco più. Arduo considerarla una rivoluzione. Quanti di noi accedono tranquillamente a edicole e rassegne stampa virtuali? Ci sono già 700.000 abbonati in Italia alle versioni digitali dei quotidiani a pagamento. Per loro l’unica differenza è che dovrebbero possedere l’iPad.
Spacciandola come una novità quando non lo è, si incappa in una irritante “commodity senza utility“: leggo il vecchio pdf che ho sempre letto su un nuovo device. Il cambiamento sarebbe piuttosto il contrario: vedere qualcosa di nuovo con qualcosa che già posseggo. Per non parlare del fatto che se vogliamo essere aggiornati sulle news è necessario uscire, aprire il browser e leggere la versione online, gratuita, di quello stesso giornale.
Molti commentatori dicono che nessuno è in grado di convincere i propri utenti a pagare per i contenuti quanto la Apple. E che il device ha potenzialità inespresse. È senz’altro così, ma varrebbe la pena concentrarsi sul cosa, e non sul come. Il giornalismo si può salvare solo ristrutturando completamente i suoi contenuti, e di conseguenza le sue modalità.
Realizzare versioni autenticamente innovative del prodotto, soprattutto quando sbarca su un device che ha caratteristiche così peculiari, sarebbe un buon inizio. E voi? Avete già scaricato le app per leggere il vostro quotidiano preferito? Cosa ne pensate?
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