Cos’è il giornalismo? Chi ha il diritto di vantare il titolo di giornalista? Chi fa il vero giornalista e chi farebbe invece bene a non definirsi tale? Come ben evidenzia Reporters, gli stessi vocabolari danno una definizione ormai antiquata di “giornalismo” legando il tutto addirittura al mezzo cartaceo ed ignorando il fatto che l’informazione può avvenire anche tramite altri media. In questo contesto ecco che l’ANSO ha presentato un workshop dal titolo “Scrivere 2.0” che già nella presentazione porta in sé un elemento fondamentale di cambiamento: l’informazione non è più la stessa, lo scrivere non è più lo stesso, ma se su questo sono tutti d’accordo eguale omogeneità di vedute non sembra esserci circa l’identificazione della direzione ove si sta andando (o verso cui sarebbe opportuno andare).
Prima di arrivare al merito della questione, può essere utile partire con un articolo che ha fatto sviluppare una discreta nube di commenti online. Le parole sono di Paolo Garimberti, giornalista professionista che ha voluto scindere completamente i blog dall’informazione giornalistica reputando il Giornalista con la “G” maiuscola come univoca fonte affidabile di informazione. Per i blog altro non c’è se non un simpatico buffetto, uno sguardo di intesa (cercata, non trovata) e nulla più. Il punto di vista di Garimberti, il quale ha avuto se non altro il merito di proporre un’opinione chiara e per nulla ambigua, è stato immediatamente preso d’assalto da quanti vedono nei blog l’elemento nuovo in grado di destabilizzare ogni ordine precostituito: «il problema nasce quando il blog diventa l’unica forma di informazione: non filtrata, non mediata e non verificabile. Passi quando si tratta di un pettegolezzo. Ma quando pretende di assurgere a dignità di notizia, allora il problema diventa serio. Perché per il blogger non c’é alcun capo redattore che possa chiedergli se aveva verificato la sua fonte, nessun concorrente che possa dare una versione diversa dei fatti: che sono, con tutti i limiti, la garanzia di un minimo di check and balance che nel giornalismo comunque esiste» [trascrizione i-dome]. Garimberti tiene i blog a distanza dalla “dignità” giornalistica e la sua disamina non tiene in considerazione il fatto che anche il giornalismo abbia le sue problematiche in quanto ad affidabilità ed, anzi, perda il confronto con i blog soprattutto quando l’informazione va corretta o discussa. Tanto è bastato per far scoppiare la ridda di contestazioni, e si torna sulle definizioni: cosa è il giornalismo, cosa è l’informazione, cosa è la semplice comunicazione.
Di qui si parte per girare pagina. Succede a volte che la quotidianità proponga a breve scadenza varie casistiche ricollegabili, vari episodi legati da un filo tanto sottile quanto evidente. Luciano Gallino la chiama “emergenza”, nel senso che certe questioni “emergono” senza nessi di concausa ma come semplici espressioni di un qualcosa che sta venendo a galla dimostrando la propria esistenza. Non potendo essere stato testimone diretto del seminario ANSO di Ancona, affido la cronaca dell’evento ad alcuni interventi salienti proposti dai partecipanti. Docente del workshop (tenutosi presso il Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona) Luca De Biase, « attuale caporedattore dell’inserto “Nova” de “Il Sole 24 Ore”, docente di Giornalismo all’Università di Padova e allo Iulm di Milano».
«Si evidenzia come non si possa più targettizzare il pubblico in base ai diversi interessi, ma, piuttosto, come sia più utile e realistico distinguere tra un pubblico passivo, che aspetta di ricevere le notizie, ed uno decisamente attivo, che cerca le informazioni, le commenta e ne aiuta la veicolazione. Il giornalista online si rivolge principalmente a questo pubblico come proprio interlocutore, un insieme di menti critiche che richiedono un servizio da parte di chi si occupa di informazione in modo professionale. […] Da un rapporto di tipo gerarchico con i lettori si è passati al dialogo, una vasta conversazione che coinvolge attivamente giornalisti e utenti, in uno scambio di punti di vista e visioni che non può che arricchire tutte le parti in gioco. […] Sei milioni di Italiani si informano su Internet e il numero di persone che si informano online è pari a quello di chi legge regolarmente i giornali. […] Si tratta di una fase di passaggio, un’epoca in cui ci sono strumenti che rendono possibile ciò che solo dieci anni fa era a mala pena ipotizzabile. […] Cosa distingue un giornalista da chiunque decida di fare comunicazione? Di certo la differenziazione non è legata, né può esserlo, al possesso o meno del tesserino» [Penne Digitali].
«Bisogna essere in grado di proporre contenuti che interessino: chi fa informazione deve essere fedele al pubblico (al contrario di chi fa comunicazione che è fedele alla fonte del messaggio da veicolare). […] Max Giovagnoli, giornalista new media, web editor e saggista, ha posto l’attenzione sulla qualità della scrittura, riflettendo sull’importanza delle dinamiche emozionali nella scrittura. “Parlare di emozioni quando si scrive non significa partecipare a ciò che si racconta in modo compassionevole, piuttosto descrivere le emozioni, e raccontare non solo i fatti ma anche le storie dei loro protagonisti. Questo vale sia per il fatto di cronaca che per la partita di basket”» [GoMarche.it].
Non sarebbe utile proporre l’ennesimo punto di vista su un argomento trito e ritrito come quello dell’equilibrio dinamico tra blog e giornalismo. Ricordare che le distinzione forma/contenuto e autore/strumento sono elementi imprescindibili per un dibattito sano sarebbe l’ennesima riproposizione di una discussione caotica per sua stessa natura, perché insorta su un fenomeno in evoluzione ed in quanto tale privo di ogni qualsivoglia stabilità. L’apporto più utile giunge direttamente dal presidente ANSO Luca Lorenzetti il quale vede nella sinergia (e non piuttosto nella dicotomia) il reale rapporto che nel futuro vedrà in relazione giornalismo e blogosfera.
A livello più generale può essere utile sottolineare il fatto che un workshop come “Scrivere 2.0” (nonché l’esistenza stessa dell’ANSO) è importante già solo per il semplice fatto di essere stato organizzato, partecipato e divulgato. L’aspetto importante della vicenda è il fatto che sempre più persone (in Italia come nel mondo) cercano l’informazione online e chi lavora online sta prendendo coscienza del fatto che in conseguenza di ciò sta nascendo una nuova dimensione nella quale sarà ancora una volta la capacità di adattamento la caratteristica fondamentale per la sopravvivenza (professionale).
Il distinguo professionismo/dilettantismo e la definizione dell’affidabilità per gli uni e per gli altri: su tali questioni si sviluppa oggi la questione, con a corollario improbabili statistiche che valutano Beppe Grillo più affidabile del Sole24Ore solo perché più ricercato online. I parametri di giudizio vanno tutti ridefiniti: in virtù del cambiamento culturale intravisto da De Biase, alla luce del «poco giornalismo» che si vede in giro per il web, in riferimento alla nascita di entità che richiamano al giornalismo online come ad una categoria con una propria essenza. Scrivere 2.0 è stato soprattutto questo: un’affermazione di esistenza, la conferma di uno status, l’acquisizione di una dignità, un’assunzione di responsabilità.