Oggi è la Giornata europea della Protezione Dati. L’EU Data protection è certamente una giornata importante, che vede moltiplicare eventi e dibattiti in tutto il continente, ma è impossibile resistere alla tentazione dello sconforto se si pensa che nelle stesse ore ci sono state nuove rivelazioni sull’attività della NSA e di altre agenzie che fanno capire che purtroppo la Rete è molto compromessa.
Il commissario della partita a Bruxelles, Viviane Reding, ha presentato questa edizione di #EUDataP dal punto di vista europeo, parlando, come forse non potrebbe essere altrimenti, del vecchio continente come del luogo dove «c’è la più alta forma di protezione dati del mondo». Sarà, ma il progetto legislativo di riforma è stato presentato giusto due anni fa e ancora è lungi dall’essere approvato. La Reding è però ottimista:
L’Europa ha la possibilità di fare di queste regole un gold standard globale di cui potranno beneficiare i cittadini che hanno diritto di fidarsi dei servizi online, e la piccola e media impresa, guardando a un mercato unico di oltre 500 milioni di consumatori come a un’opportunità non pienamente sfruttata. Il Parlamento europeo ha aperto la strada votando a grande maggioranza a favore di queste regole e voglio vederle approvate a tutta velocità nel 2014.
It's your turn! Today, at 11 AM CET, #EUChat on data protection! Join with #EUdatap // #dataprotectionday #dpd13 pic.twitter.com/sH2lElSJ
— European Commission (@EU_Commission) January 28, 2013
In cima all’agenda del semestre greco
Stando alle formalità dei documenti, la questione protezione dati sarebbe in capo al semestre di conduzione greca, ma chissà che invece non tocchi al paese che dal 1° luglio le succederà: l’Italia della webtax. In ogni caso, la riforma è incardinata in una road map stabilita ad Atene sei giorni fa, che prevede l’approvazione in prima lettura da parte dell’EuroParlamento il prossimo mese di aprile.
In caso si arrivasse alla definitiva approvazione, l’Europa si doterebbe di un sistema pensato per aggiornare il quadro di riferimento (rimasto al 1995), basando quello nuovo su alcuni diritti per i cittadini e benefici per le imprese delle telecomunicazioni e del web. Tra i primi, spiccano la portabilità dei dati, la cancellazione della logica del silenzio-assenso, il diritto all’informazione sull’hacking dei dati e progetti hardware e software già privacy-friendy. Alle aziende ovviamente si fanno notare i vantaggi derivanti dal mercato unico, con un’unica legislazione che dovrebbe portare a risparmi di 2,3 miliardi di euro e più chiarezza sulle norme da rispettare e sulle multe alla concorrenza sleale.
Lo scandalo NSA e il rapporto EU-USA
National security should be invoked sparingly. It should be the exception not the rule. #EUDataP #Tempora http://t.co/ssaIpGRzEI
— Viviane Reding (@VivianeRedingEU) January 28, 2014
Eppure, basta leggere lo speech della Reding per rendersi subito conto che la fonte di maggiore preoccupazione è il rapporto con gli Stati Uniti, il caso NSA, insomma il Datagate che è paradossale rispetto agli impegni presi in una giornata come questa. Neppure il politico più sincero e ben disposto potrebbe mai seriamente parlare di questi temi senza sorridere, mestamente, all’idea che l’agenzia di sicurezza nazionale americana ha spiato applicazioni di gioco sugli smartphone, come Angry Birds.
E c’è comunque anche il caso inglese, il problema interno, sul quale il commissario Reding è stata molto esplicita:
Lasciatemi essere chiara: se mi imbatto in una singola email, un unico elemento di prova che il programma TEMPORA non viene impiegato solo per scopi di sicurezza nazionale, si avvierà una procedura di infrazione. La raccolta di massa dei dati personali è inaccettabile. Vedo con una certa soddisfazione che la legittimità di TEMPORA e la sua conformità con il diritto fondamentale alla vita privata è attualmente oggetto di analisi da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, a seguito di problemi giuridici di numerosi cittadini, in particolare dal Regno Unito.
Già, perché oltre alle applicazioni ci sono pure i social network, come rivela un’altra inchiesta, clamorosa, della NBC, che ha rivelato come i britannici spiano Facebook e YouTube.La NSA e l’omologa GCHQ utilizzano da diversi anni la quantità enorme di informazioni personali, sensibili, sparse nelle applicazioni e nei servizi online – metadati che dovrebbero restare sigillati nei server delle aziende – per costruire mappe molto dettagliate su chiunque, potenzialmente. Nessuno di questi servizi online, utilizzati da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, è al sicuro con questa serie imponente di strumenti, di cui lo SQUEAKY DOLPHIN rivelato da Greenwald e i giornalisti inglesi è soltanto l’ultimo, capace di tenere traccia di tutte le attività, anche le più banali come un like, costituendo database la cui legittimità e utilità sono davvero difficili da comprendere.
Grazie, Mr. Snowden
Di fronte a questa imbarazzante sequela di rivelazioni, di impegni politici più o meno formali ma poco concreti – compreso l’accordo promosso dall’amministrazione Obama che consente alle web company di dire qualcosa di più (ma solo qualcosa) a proposito dei dati forniti alla NSA – c’è da ribadire il «grazie Mr. Snowden» detto da Viviane Reding, e che dà il titolo anche all’ebook di Fabio Chiusi, dove ha collezionato tutti gli articoli e il materiale raccolto in questi mesi di osservazione e studio del fenomeno.
La vicenda non è ancora finita, i tentativi americani di mettere una toppa hanno deluso le aspettative. Anzi, molto del materiale che Edward Snowden ha lasciato ai giornali e che deve ancora uscire riguarda, pare, altri aspetti: spionaggio industriale, controllo dell’opinione pubblica, che nulla hanno a che fare con i compiti delle agenzie di sicurezza implicate.
Oggi è il giorno della protezione dati, ma è ancora un giorno uguale a tutti gli altri.