I ragazzi che trascorrono tre o più ore online in una giornata scolastica hanno oltre il doppio delle probabilità di incappare in un problema legato alla salute mentale. È la conclusione alla quale sono giunti i ricercatori dell’Education Policy Institute britannico al termine di una ricerca condotta su con la seguente finalità.
… esplorare la relazione tra i social media e i problemi mentali dei più giovani … Abbiamo evidenziato gli aspetti positivi di questo sviluppo, così come i rischi e i potenziali danni al benessere emotivo e mentale dei ragazzi.
Una doverosa premessa, per non demonizzare uno strumento di per sé neutro, che arriva a innescare dinamiche dannose solo in conseguenza a un utilizzo poco responsabile. Va altresì precisato che lo studio non stabilisce una correlazione diretta e inconfutabile tra la permanenza prolungata sui social e l’insorgere di problemi di natura mentale o psicofisica, ma si limita a mettere in relazione le statistiche che riguardano l’attività online dei teenager e il numero di coloro nei quali sono stati riscontrati i disturbi.
Il grafico allegato di seguito mostra l’accesso al mondo online da parte dei ragazzi (gli intervistati hanno 15 anni) durante un giorno infrasettimanale, al di fuori della scuola. La fetta più grande (29,4% dei chiamati in causa nel Regno Unito) trascorre dalle due alle quattro ore su Internet. Una percentuale non di molto inferiore (24,1%) passa mediamente oltre sei ore sul Web, dunque spendendo gran parte del tempo libero in compagnia di smartphone, tablet, computer o device di altro tipo.
Le cose cambiano radicalmente nel weekend: il 37,3% dei giovani britannici trascorre oltre sei ore online ogni giorno del fine settimana.
Come già sottolineato più volte, la ricerca è stata condotta nel Regno Unito, laddove nella fascia di età presa in considerazione si registra il maggior tempo trascorso online a livello globale (al secondo posto si posiziona il Cile). Quando interpellati sulle modalità di accesso agli strumenti del Web, la maggior parte ha affermato di farlo in luoghi privati come la propria stanza, utilizzando lo smartphone.
Dal punto di vista statistico, però, il dato più interessante è un altro: valutando il proprio livello di felicità (life satisfaction) in una scala da 0 a 10, gli extreme user (oltre sei ore online al giorno) hanno attribuito mediamente un punteggio pari a 6,59, mentre i cosiddetti moderate user (da una a due ore) arivano a 7,4. Ancora, nella prima categoria il 17,8% degli intervistati racconta di essere stato vittima di bullismo, mentre nella seconda la percentuale scende al 6,7%. Più precisamente, le cifre fanno riferimento a coloro che dichiarano di essere stati presi di mira da “cattive voci” circa la loro reputazione.
La finalità della ricerca è quella di stimolare una riflessione non tanto sulle conseguenze negative legate a un eccessivo utilizzo dei social o degli strumenti online, bensì sul fatto che una prolungata permanenza sul Web da parte di un ragazzo può essere dettata da un disagio di altro tipo, pregresso. Rimanere incollati ai social non è dunque necessariamente la causa di un malessere, ma può rappresentarne la conseguenza, può costituire un campanello d’allarme utile per indagare altrove alla ricerca delle reali motivazioni che, se trascurate o sottostimate, potrebbero innescare un circolo vizioso e finire con il compromettere il benessere della persona.