Conclusi i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, continua a tenere banco la vicenda relativa a Gioventù Ribelle, il videogioco realizzato in occasione della ricorrenza nazionale. Nei giorni scorsi da più parti si erano sollevate polemiche riguardanti la qualità del titolo, ritenuto non all’altezza di rappresentare degnamente le capacità che il settore videoludico italiano è in grado di esprimere.
Discutibile anche la scelta di optare, per un progetto definito dai suoi stessi autori con finalità didattiche, al genere sparatutto, e quella di presentarlo alla stampa come “un prodotto in grado di competere con i grandi titoli internazionali”. La replica è comparsa nella serata di ieri sulle pagine di Corriere.it, con una lettera inviata dal Ministero della Gioventù nella quale si legge che “Il Ministero della Gioventù non produce videogiochi, si occupa di altro […] Si tratta di un lavoro assai complesso a cura dei giovani ricercatori dello IED, con il supporto essenziale di Assoknowledge. Naturalmente noi non abbiamo la competenza per giudicare la qualità tecnica del prodotto. Spetterà ad altri farlo. Va detto che finora è stata realizzata solo la demo del primo dei dodici livelli del gioco completo”.
Per la prima volta si fa dunque esplicito riferimento al fatto che la versione resa disponibile il 17 marzo sia una demo, seguita in futuro da altri livelli. La lettera prosegue poi “Come ministero senza portafoglio non abbiamo la possibilità di investire milioni in un progetto del genere”. Sarebbero dunque smentite le voci che parlavano di un finanziamento pubblico di 500.000 euro a sostegno del progetto, come afferma anche la risposta del responsabile Raoul Carbone: “Il progetto del videogioco, come opera di studenti realizzata a costo zero e senza il supporto tecnico e/o economico di aziende o singoli professionisti del settore, non può definirsi scadente, non andandosi a confrontare con prodotti commerciali né con prodotti pur amatoriali ma realizzati da sviluppatori indipendenti già in possesso di capacità tecniche avanzate”.
Alla luce delle nuove dichiarazioni rilasciate dai responsabili, che in qualche modo stridono con quanto riportato dal sito istituzionale del Governo alla presentazione della scorsa settimana, pare evidente che la vicenda non possa ritenersi conclusa. Si attende ora un’ulteriore replica da parte dei tanti sviluppatori italiani che hanno espresso il loro disappunto, sottoscrivendo la lettera aperta pubblicata sull’Italian Chapter dell’IGDA.