Ogni smartphone è una speciale bussola in grado di mappare i luoghi chiusi inaccessibili al Gps. Questa è l’intuizione alla base di una startup italiana, Gipstech, che ha appena ricevuto 200 mila euro da Italian Angels for Growth (IAG), la principale associazione italiana di business angel, a segno ulteriore di una fiducia degli investitori in una tecnologia molto particolare, di cui si sono accorti da tempo anche giganti come Google e Apple.
GiPStech, ovvero Geo Indoor Positioning Systems and Technologies, si era già fatta notare lo scorso autunno vincendo la seconda edizione di TechCrunch Italy, portando all’attenzione la sua tecnologia che consente un posizionamento molto preciso all’interno di spazi chiusi, ricavando una funzionalità del tutto simile al GPS lì dove il segnale satellitare non arriva.
Orgogliosi di annunciare l'investimento seed di IAG / Proud to announce seed investment by @italianangels http://t.co/BYll01p4CU
— GiPStech (@gips_tech) May 29, 2014
Nata nell’ambito universitario di Reggio Calabria, questa tecnologia sfrutta i sensori presenti sui comuni smartphone assieme ad un fenomeno naturale, il geomagnetismo, che ha da sempre guidato le migrazioni degli uccelli, l’orientamento dei navigatori e che viene oggi utilizzato dai sistemi di navigazione. L’idea può sembrare ardita, e non è facile immaginarne l’utilizzo pratico. Tuttavia, questo investimento allarga la compagine societaria e consente un altro passo nella road map verso il prototipo finale, che uscirà nel 2015. Ne parla con Webnews il CEO Gaetano D’Aquila, ingegnere informatico.
Localizzare un individuo in un luogo chiuso: questione solo di sicurezza o la vostra tecnologia copre più ambiti?
La nostra innovazione nasce per abilitare nuovi servizi, molti dei quali si svilupperanno al di là delle nostre intenzioni. Un po’ come accaduto coi satelliti, inventati per scopi militari mentre sono serviti a molto altro. Di certo si può dire che mappare i luoghi indoor può erogare servizi ed analizzare utilmente i dati raccolti nei più svariati settori, dal commercio alle fiere, dagli aeroporti agli ospedali, dai musei all’industria.
Di fatto il vostro core business sono gli algoritmi: eventualmente saranno i produttori dei device a sfruttare questa possibilità…
Si può dire così. L’hardware di uno smartphone non è il più indicato, non è ottimizzato per questa funzione, quindi ci sono diversi scenari: sia la costruzione di device appositi, sia l’innovazione degli smartphone. Chi avrà in mano la tecnologia la userà come meglio crede. E ci sono già i primi segnali: penso a Google Tango.
In effetti su questa idea di sfruttare il geomagnetismo e mappare luoghi indoor si stanno muovendo i colossi: in che modo?
Apple ha acquisito lo scorso anno WiFiSlam, una startup molto early stage attiva nel settore, per circa 20 milioni di dollari. C’è Google, c’è Samsung che ha cercato di opzionare una startup israeliana. Nel complesso si pensa di sfruttare il wi-fi, noi invece integriamo grazie ai nostri algoritmi ogni segnale esistente con le anomalie del campo geomagnetico, offrendo dei risultati incredibilmente precisi senza richiedere ulteriori investimenti in infrastruttura hardware.
Potenzialità del mercato?
I sistemi di localizzazione indoor promettono di generare secondo una stima di Markets andMarkets revenue per 2,6 miliardi di dollari già nel 2018. Ecco spiegato l’interesse dei costruttori.
La vostra road map? La startup non ha ancora il prodotto…
Grazie agli investimenti che abbiamo ricevuto saremo in grado di presentare un prototipo industriale per il test dei nostri partner entro nove mesi. Tra un anno, nella primavera del 2015, GipsTech sarà pronto per il mercato. In quella fase opereremo per un altro round di seed e sviluppare la società.