Facebook non è soltanto un social network per ragazzini pronti a condividere barzellette. Facebook non è soltanto un sito su cui chattare con le compagne di scuola. Facebook non è soltanto un riferimento su cui organizzare il sabato sera tra amici. Secondo la Associazione Italiana di Psicogeriatria il network è sempre di più popolato da capelli bianchi, da utenti non più giovanissimi che sulla creazione di Mark Zuckerberg hanno scoperto un motivo per accedere al Web. Con effetti, peraltro, del tutto positivi per la psiche e la salute.
Spiega l’associazione sul proprio sito ufficiale: «L’Associazione Italiana di Psicogeriatria si occupa dei problemi psichici degli anziani come la depressione, l’ansia, le difficoltà di adattamento, i disturbi cognitivi. Uno degli obiettivi dell’Aip è offrire agli anziani la possibilità di invecchiare mantenendo attive le proprie capacità fisiche e mentali». In occasione dell’undicesimo congresso nazionale AIP Facebook (e per estensione l’intera esperienza Web) è stato al centro dell’attenzione proprio per questo motivo: perché è uno stimolo, perché è un modo per puntellare la memoria, perché è un elemento in grado di annullare la solitudine grazie alle soddisfazioni che un’esperienza di community è in grado di offrire.
Uno studio condotto in due residenze sanitarie assistite italiane, in provincia di Cremona e di Brescia, ha dimostrato che collegarsi quotidianamente a Facebook per un’ora ha un effetto benefico sulla memoria, la conserva attiva perché stimolata e migliora l’umore dei navigatori della rete dai capelli bianchi
Oltre un milione e mezzo di “over 65” è oggi su Facebook, ma ai fini delle valutazioni AIP il numero andrebbe esteso ulteriormente comprendendo tutti coloro i quali utilizzano Skype ed altri sistemi di comunicazione per rimanere vicini ad amici e parenti. «Negli ultimi anni il numero di anziani che si sono avvicinati al web è cresciuto dell’80%», spiega il presidente AIP Marco Trabucchi: »I dati mostrano che gli anziani rappresentano la fascia di utenti di internet cresciuta di più; basti pensare che oggi gli iscritti a social network come Facebook o MySpace con oltre 65 anni sono circa l’8% del totale».
La crescita improvvisa della popolazione anziana sui social network è un elemento semplice da spiegare: soprattutto in Italia, ove l’alfabetizzazione informatica è ancora a bassi livelli rispetto alla media europea, le generazioni meno giovani hanno conosciuto e capito Facebook in ritardo, ma ora stanno arrivando sul network con un’ondata tardiva che si fa sempre più avvertire. In questa strana dinamica sono i nipoti ad insegnare ai nonni come usare un “mi piace” o un “condividi”, a spiegare cosa possa essere una “richiesta di parentela” o ad insegnare come impostare al meglio le opzioni per la privacy.
E tutto ciò, conclude il presidente AIP, non può che apportare un importante contributo per una terza età più attiva e serena: «l’uso della rete riduce i sintomi di ansia, stress e depressione ed è un valido aiuto nel creare “reti di supporto” per gli anziani con disabilità che avrebbero altrimenti relazioni sociali molto limitate; il mondo virtuale è per loro un’occasione di condivisione, di trasmissione, di scambio e di aggiornamento, un mezzo per interagire con gli altri ed essere maggiormente autonomi».
Con la Rete ci si può sentire vivi e partecipi, soprattutto quando nella realtà i limiti dell’età si rendono manifesti e vincolanti: Internet può essere un paese per vecchi.