La diatriba è quantomeno vetusta, ma nonostante tutto torna cadenzialmente in auge senza che ancora se ne sia trovata una risoluzione buona per tutti: chi ha il dovere e la responsabilità di vigilare sul modo in cui gli utenti utilizzano la Rete (sempre che qualcuno ne abbia il dovere)?
Il punto interrogativo è tornato d’attualità nel momento in cui si è palesata nuovamente l’ipotesi di attribuire tale onere agli Internet Service Provider. In qualità di fornitori del servizio, gli ISP avrebbero gli strumenti e le conoscenze per controllare cosa fanno gli utenti e (fermo restando il sacrosanto diritto alla privacy) potrebbero segnalare i comportamenti non corretti affinché si possa intervenire secondo quanto indicato dai dispositivi di legge appositi. Gli Internet Service Provider però non ci stanno, perchè assecondando tale impostazione si troverebbero a divenire i veri guardiani della rete ponendosi in posizione antitetica con quella a tutti gli effetti è invece una clientela da assecondare, coltivare e fidelizzare.
A nome dei propri rappresentati è scesa in campo Assoprovider rilasciando una comunicazione molto dura soprattutto nei confronti della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI): «Assoprovider denuncia l’ennesimo tentativo da parte di enti a difesa del diritto d’autore di attribuire agli Internet Provider il ruolo di “poliziotti della rete”. Il presidente della FIMI Enzo Mazza ha lanciato una proposta surreale: per tutelare il diritto d’autore i provider dovrebbero tagliare la linea ai clienti che commettono infrazioni dopo tre volte. Assoprovider segnala al presidente della FIMI che gli ISP sono solo dei trasportatori di bit e nessun trasportatore si pone il problema se il destinatario della merce pagherà o meno il mittente e cessa di fare consegne solo per chi non paga il trasporto. Anche volendo prendersi carico delle problematiche l’unico risultato ottenuto sarebbe il cambio di trasportatore da parte del cliente. Quindi il passo successivo quale sarà? L’istituzione del registro dei clienti “inaccettabili”?!».
Gli ISP rifiutano insomma un ruolo attivo nel controllo del traffico, rivendicando un ruolo prettamente strumentale che non può avere doveri né di controllo né di ritorsione: «Ancor più grave è il fatto che questi soggetti, cosi ligi alla legge quando invocano la protezione dei propri diritti, si dimentichino sistematicamente delle altre leggi a tutela dei cittadini e si dimentichino che non esiste nessun ambito nel quale un entità privata applichi sanzioni conto terzi senza che queste siano state erogate dai poteri dello Stato a ciò preposti […] Ci pare che non vi sia alcuna voglia di spendere le risorse personali (nemmeno quelle intellettuali) per capire come risolvere il proprio problema ma solo trovare una strada facile che tuteli integralmente interessi particolari con i costi sulle spalle di tutti tranne che le proprie».