Sulle rive del fiume Brembo, a pochi chilometri da Bergamo e a una trentina da Milano, sorge il più grande data center campus d’Italia. Oltre 200.000 metri quadrati dove le più avanzate tecnologie sulle quali si regge il mondo online incontrano un’infrastruttura pensata per operare in pieno stile eco friendly, in modo sostenibile per la comunità e per l’ambiente circostante. È il Global Cloud Data Center che Aruba ha di recente costruito a Ponte San Pietro (BG).
L’offerta di IT3, questo il nome in codice del data center che è appunto il 3° in Italia di Aruba, è rivolta alle aziende italiane e a quelle straniere, alla pubblica amministrazione e ai privati. Amplia la proposta di quanto già messo a disposizione con i due centri di Arezzo, passando dal singolo server alle soluzioni complete per grandi infrastrutture IT per il fabbisogno delle realtà professionali, fino ai sistemi di disaster recovery e di business continuity, con un’attenzione particolare alla versatilità e alla scalabilità tipica del cloud, senza ovviamente dimenticare quello che da sempre è il core business del gruppo: l’hosting. A questo si aggiungono aree magazzino e uffici a disposizione dei clienti, il che spiega perché per descrivere l’area sia stato scelto il termine “campus”.
Il data center vanta inoltre un collegamento diretto con i carrier nazionali e internazionali, nonché un’infrastruttura dark fiber proprietaria con capacità di trasporto pressoché illimitata per la gestione dei dati. Nulla è stato lasciato al caso nemmeno in termini di sicurezza, anche per quanto riguarda la continua erogazione del servizio: sono installati generatori di emergenza con capacità sufficiente a garantire due interi giorni di autonomia anche in caso di mancata alimentazione esterna.
Un datacenter sostenibile
Focalizzando l’attenzione proprio sull’aspetto della gestione energetica, IT3 replica il modello già adottato da Aruba per le sue altre strutture: il 100% della componente elettrica consumata proviene da fonti rinnovabili certificate. Nel caso specifico del data center di Ponte San Pietro, l’approvvigionamento sfrutta connessioni multiple all’utility esterna, nonché una centrale idroelettrica e un impianto fotovoltaico, entrambi di proprietà.
Restando in tema, un impianto di raffreddamento geotermico a elevata efficienza, che sfrutta l’acqua di falda senza alterarla, riduce notevolmente i consumi legati allo smaltimento del calore generato. La conformità agli standard previsti dal livello Rating 4 di ANSI/TIA 942-A garantisce ulteriormente l’affidabilità del centro, che sorge in una zona storicamente mai interessata da eventi naturali come esondazioni o terremoti (zona 3, bassa sismicità). Ancora, è implementato il Building Management System dedicato al monitoraggio dell’attività di tutte le componenti: dai sistemi di alimentazione a quelli per il raffreddamento delle sale dati.
Collocazione strategica
La scelta dell’area da parte di Aruba non è stata casuale: anche in un momento in cui tutto (o quasi) avviene online, collocare la struttura in un luogo fisico facilmente raggiungibile dai principali centri produttivi della zona ha la sua importanza strategica. IT3 si trova a 15 minuti dall’aeroporto di Orio al Serio, a 40 minuti da quello di Linate e a un’ora circa da Malpensa. In auto ci si arriva in 10 minuti dalla A4, uscendo al casello di Bergamo oppure a quello di Dalmine. Viaggiando in treno, invece, il data center è a soli 5 minuti di distanza dalla stazione di Ponte San Pietro.
L’apertura di IT3 si traduce anche in un’opportunità concreta per il territorio: nella prospettiva di Aruba c’è la trasformazione dell’area in uno hub di innovazione e sviluppo, incentivando la nascita e la crescita delle realtà professionali. In programma inoltre l’assunzione di nuovi dipendenti, che andranno a ricoprire gli incarichi più svariati: dalla manutenzione alla sicurezza, fino alla gestione del comparto IT e alle vendite.