Google e OpenDNS sono i nomi di spicco in un nuovo progetto che punta a rendere il flusso dei bit sulla rete più efficiente ed organico. Sotto il cappello della “Global Internet Speedup” vi sono mesi di discussioni su come mettere a punto la nuova tecnologia: l’obiettivo è quello di ottenere un’esperienza di navigazione quanto più veloce ed immediata possibile, ottimizzando la gestione delle reti attraverso un uso del Domain Name System più intelligente.
L’idea è quella di utilizzare la prima parte dell’indirizzo IP dell’utente per identificare la sua posizione geografica. Grazie a questa informazione, infatti, un sistema intelligente è in grado di effettuare un routing più intelligente tra i vari nodi della rete, veicolando le informazioni tra server e client più vicini: diminuire la lunghezza dei segmenti significa alleggerire il carico complessivo della rete, abbassando i tempi di risposta e velocizzando il flusso della banda. Nel caso di un indirizzo IP del tipo AAA.BBB.CCC.DDD
la parte che sarà sfruttata dal sistema sarà AAA.BBB.CCC
: la mancanza del numero finale DDD impedisce l’identificazione univoca dell’utente, ma al tempo stesso consente la sua geolocalizzazione sul globo al fine di gestire i suoi dati migliorando la relativa esperienza di navigazione.
Google, OpenDNS, VeriSign, EdgeCast, CDNetworks, BitGravity, Comodo, CloudFlare ed altri ancora: i nomi che hanno contribuito allo sviluppo ed al lancio del progetto rappresentano soltanto la punta di quello che vorrebbe essere un iceberg di enormi dimensioni, tanto da trasformare la Global Internet Speedup (in gergo “edns-client-subnet”) in un vero e proprio standard su cui qualunque provider e servizio possa fare affidamento.
Il progetto “Global Internet Speedup” è immediatamente parte integrante dei servizi OpenDNS e Google DNS. Secondo David Ulevitch, CEO OpenDNS, nel peggiore dei casi le performance saranno le medesime che si avevano prima dell’implementazione della nuova tecnologia, dunque non vi saranno effetti deleteri con i quali dover fare i conti. Lo standard è già stato proposto alla IETF, ma ad oggi non è ancora stato ratificato.