Nei diversi post in cui abbiamo parlato di Citizen Journalism, ovvero del giornalismo “dal basso” in cui a produrre le notizie non sono solo i giornalisti e i fotoreporter professionisti ma i normali cittadini che si imbattono in un evento che riescono a documentare, abbiamo sottolineato come questo fenomeno permetta di rendere note situazioni, eventi e fatti spesso dimenticati dai media di massa.
Andando all’indirizzo http://it.globalvoicesonline.org, il sito della versione italiana di Globalvoices, social media ideato dalla Harward Law School e basato sulla promozione del citizen journalism, si può capire quanto sia importante il ruolo sociale di questo nuovo modo di fare informazione.
Inutile nascondersi dietro un dito, il giornalismo istituzionale troppo spesso lega all’audience e alle esigenze dell’editore la scelta del palinsesto delle notizie. Accade così che crisi umanitarie, guerre civili e scoperte scientifiche vengano ignorate o relegate ai minimi termini per il fatto che, pur essendo notizia, “non fanno notizia”.
Eventi, questi ultimi citati, che invece trovano spazio nei social media soprattutto grazie alle iniziative di progetti come GlobalVoices. Pur non avendo la risonanza dei mass media, non è detto che non possano quanto meno fungere da esempio… per i big dell’informazione.