Arriverà un giorno in cui quella enorme giungla che prende il nome di Android sarà più ottimizzata. Difficilmente vedremo scendere a due o tre il numero delle versioni dell’OS in giro per il mondo ma almeno una migliore diffusione delle patch e bugfix è più che probabile.
Soprattutto da ora che Google ha sottoscritto un contratto con i produttori che usano Android nel quale è indicato come “obbligatorio” la disponibilità di aggiornamenti da parte di Big G per almeno due anni. Questo vuol dire che per i 24 mesi successivi al lancio di uno smartphone sul mercato, questo dovrà beneficiare di update assicurati per il biennio seguente, così da donare agli utenti finali un panorama migliore dal punto di vista delle correzioni e miglioramenti del software.
Qualche giorno fa, The Verge ha ottenuto una copia di uno dei contratti che Google ha inviato agli OEM, nei quali vi è anche l’indicazione del sovrapprezzo, fino a 40 dollari per unità, dovuto alla presenza sui device delle GApps, le applicazioni del gruppo. Secondo il documento, i produttori devono aggiornare i dispositivi almeno una volta ogni 90 giorni e per almeno due anni dopo il debutto nei negozi (online e fisici).
Per essere chiari, questo contratto si applica solo ufficialmente al SEE, lo spazio economico europeo, ma è probabile che le regole finiscano con il coinvolgere anche i paesi oltreoceano. Anche perché eventuali sanzioni non sono per nulla banali anzi, pare che la non conformità alle regole potrà costituire motivo basilare di blocco del business tra compagnia e Google, in merito all’utilizzo di Android. I nuovi accordi dovrebbero partire a breve, con una data di inizio fissata a 31 gennaio 2019.